Scrivere poesie in lingua napoletana è un grande privilegio, non lo dico per presunzione, ma è la pura verità.
Le più belle canzoni napoletane sono state cantate dai più grandi artisti del panorama mondiale. La musica classica napoletana è una vera scuola di canto. È una lingua universale diventata patrimonio dell’UNESCO. Per scrivere questa lingua non esiste una scuola, bisogna studiare gli autori del passato e consultare vari vocabolari. Per noi napoletani è un grande onore.
Introduce così Francesco Gemito, poeta iscritto all’Ordine dei Giornalisti pubblicisti (ha scritto articoli per il Roma, Cronache di Napoli, Il Mattino di Napoli), la sua ultima raccolta poetica Ammore mio carnale edito da Oceano Edizioni, 2023.
Il libro prende il titolo dall’incipit della sua prima lirica dedicata alla compianta moglie Anna, scomparsa lo scorso anno, nel cui struggente ricordo si rinnova e si vivifica l’amore.
Francesco ha iniziato a scrivere all’età di sedici anni, stimolato dalle letture di Totò. L’incontro con Sergio Bruni, maestro della canzone napoletana, è stato importante. Grazie a lui, conosce Raffaele Viviani; affascinato dalle sue poesie, inizia a scrivere in lingua napoletana. Da allora non ha più smesso. Ha partecipato ai concorsi letterari che si organizzano in tutta Italia, con riscontri ed esiti estremamente positivi; ciò nonostante – non scrivo per partecipare ai concorsi, la mia è una semplice passione, non mi ritengo un poeta, ma un amante della poesia – è quanto il Nostro pensa di sé.
– Le poesie riportate in questo libro sono frammenti di una vita tumultuosa ma controllata e costituiscono tasselli di un mosaico d’artista di cui poterne apprezzare non solo la bellezza letteraria ma anche i contenuti che sono vere perle di saggezza (dalla prefazione del prof. Fausto Marseglia.)
I suoi versi nella semplicità delle parole rivelano un animo nobile ed arrivano direttamente al cuore. Narra della sua vita e di come abbia voluto e saputo riscattarsi dalla provenienza di un ambiente malavitoso che forse gli avrebbe potuto garantire agi e lusso, ma lo avrebbe ingabbiato in una condizione di malessere esistenziale perché costretto al costante compromesso coi suoi ideali e i suoi valori. È un uomo che ha messo al centro della sua vita la legalità non solo come principio etico ma come esempio stesso di vita, come ci racconta nel suo libro autobiografico Dalla polvere da sparo all’inchiostro. Ama la vita, la natura, le persone ed ogni creatura che sia in grado di suscitare in lui quelle emozioni che si compiace di esprimere in versi.
Ammore mio carnale è un libro con riferimenti a episodi della sua vita che gli hanno regalato momenti di gioia ma anche di tristezza, che hanno costruito l’esperienza in cui l’Autore ha maturato il suo carattere e da cui ha tratto insegnamenti per il suo stile di vita. Numerose sono le tematiche affrontate.
La nostalgia, che si fa acuta quando evoca la figura materna, i ricordi del passato, il rimpianto per i lavori umili di una volta in cui si viveva in povertà ma la miseria veniva ricompensata da una fiera dignità, il suo rammarico del sogno non realizzato di essere padre.
Non mancano poesie con riflessioni filosofiche in cui l’autore coraggiosamente si mette a nudo col racconto autobiografico della sua vita, l’amore per la “sua” terra e l’amarezza di vederla abbandonata e deturpata, la condizione dei derelitti che descrive in modo mirabile.
Il file rouge della sua poetica è la voglia di evidenziare il marcio della malavita con tutte le conseguenze negative ad essa connesse e di sensibilizzare le coscienze alla legalità che, in contrapposizione col male, può garantire positività, serenità e benessere. L’impotenza di fronte al dramma di chi spreca la vita per la droga.
Con forza emerge nei versi di Francesco il suo richiamo ai valori fondanti di una società sana. Esalta famiglia, la dignità, l’onestà, la legalità, l’amore… e riesce a sublimare nella poesia la sua nobiltà d’animo coinvolgendo il lettore fino a far vibrare le corde della sua sensibilità.