Le sillogi poetiche E… poi solo silenzio e Briciole d’Amore nascono in contemporanea, entrambe curate da Edizioni Oceano per la poetessa e scrittrice Estela Soami, nata a Lugano e cresciuta in un piccolo paese in collina dove ha trascorso la sua infanzia.
I due volumi sono l’uno è consequenziale dell’altro, essendo entrambe incentrate sulla denuncia delle violenze fisiche e psicologiche, manifeste o sottaciute, verso le fasce più a rischio della popolazione.
La suddivisione è dovuta sia a esigenze editoriali che a un’immersione più completa nell’argomento, in quanto l’uno è dedicata alle donne e l’altro agli abusi e alle sofferenze del mondo dei minori, non senza lasciare spazio alla speranza di una riscoperta/ritorno all’amore attraverso un percorso di rieducazione individuale che stimoli a una maggiore sensibilità e quindi al sentimento.
E se come afferma Massimo Massa nella prefazione a Briciole d’Amore: “Estela è una donna che parla di donne e alle donne senza alcun timore, in modo estremamente amorevole, poiché ella stessa ha vissuto il vuoto afono della tristezza” … è anche vero che la Stessa è stata prima bambina – tra confusione e smarrimento dovuti a vicende personali – e poi adolescente che ha continuato a sentire i contraccolpi di esperienze amare e della solitudine familiare, smussata attraverso l’affetto e la dedizione dei nonni e il suo amore per la natura e i libri, fedeli compagni di crescita e maturazione.
Sarà forse anche per il vissuto personale che Estela Soami ha sempre ricercato spiragli e sostegni per non perdere la propria identità di persona e l’equilibrio interiore e ancor oggi continua la paziente ricerca del bene con la consapevolezza che il buio è in quanto vi è il suo contrario; che in natura nulla esiste senza il suo antagonista: il bene e il male, l’oscurità e la luce: sta a noi scegliere, in coscienza, la strada da seguire.
Tutti i componimenti sono molto significativi; i titoli ne rivelano la natura della tematica: espressioni del profondo e personale disappunto nei confronti di una disumanità dilagante. Attraverso i suoi versi, l’Autrice cerca di farsi prossima a chi è più debole e indifeso, e in qualche modo stabilisce un legame che annulla la dimenticanza del sacrificio di molti.
Le “immagini poetiche” riconducono a situazioni di profonda e amara verità in cui riflettersi; la sua voce è libera, mai parca nel mettere a nudo i margini culturali e retorici di questa società che si è involuta in una spirale di violenza senza punto di ritorno.
E… POI SOLO SILENZIO
Nel titolo della silloge vi è forse – secondo l’interpretazione di Maria Teresa Infante, prefattrice della raccolta – il messaggio finale, l’invocazione dell’Autrice a mettere fine alle ipocrisie della società contemporanea che assiste inerme al delirio umano e non sa prendersi cura di esseri indifesi quali sono i bambini. Vi è il tacito invito a una preghiera dignitosa su tanto scempio e al “mea culpa” per l’indifferenza imperante e l’adorazione a un dio del potere. Basta proclami vani, basta spettacolarizzazione dei crimini e promesse disattese se poi nulla si compie per porvi rimedio, per evitare lacrime e sangue.
La raccolta è un cantico all’infanzia “perduta” come il dramma delle bambine costrette a subire violenza, rapite, vendute, stuprate; “derubata” come nei bimbi soldato; “spezzata e travagliata” come i cuccioli che vivono le atrocità delle guerre; “devastata” psicologicamente sotto gli occhi di un mondo in corsa verso il nulla e l’annientamento a dimostrazione che ci siamo persi, abbiamo smarrito il senso della nostra esistenza. E come non ricordare il pensiero del grande vate:
Attraverso le liriche di denuncia, delle testimonianze degli orrori atavici, passati o contemporanei, Estela Soami quantifica la sofferenza e l’incapacità gestazionale della società ma non chiude mai l’uscio alla speranza in cui sempre serpeggia l’alito vitale che illumina la via di fuga dal male. La luce diviene la fonte stessa che alimenta l’umanità, l’inizio che non ha mai fine e a cui tendere, bramare fedelmente, come in un atto religioso, per non morire da vivi.
(Dalla prefazione di Maria Teresa Infante).
BRICIOLE D’AMORE
Il libro rappresenta un’analisi dell’Autrice al drammatico fenomeno della violenza sulle donne, attraverso un genere di scrittura che ama particolarmente: la poesia. È una raccolta ben strutturata, coraggiosa e senza censure; una poetica breve, asciutta, diretta e mirata, con la quale fotografa l’attualità, il nostro tempo pregno di violenze d’ogni forma, di discriminazioni di ogni genere. È una denuncia incondizionata la sua, che viene alimentata da una grande sensibilità della quale non fa difetto. Emozioni, ansia, rabbia e amarezza; un’immersione negli abissi di un dolore che non può che far riflettere.
Verso dopo verso, come in una gelida autopsia, racconta il dramma delle donne, smarrite, derise, picchiate, stuprate, offese, colpite dal virus letale della violenza.
Con la sua penna, il suo lessico, le sonorità, le metafore, con il suo essere squisitamente pacata e sincera, Estela Soami cerca di far luce su di un mondo spesso sommerso, restituendo nomi, volti e storie a chi è considerato solo un numero e guardando con indignazione chi non ha giustificazione, chi non ha assoluzione.
La sua attenzione è orientata a evidenziare i disagi della nostra epoca, alla visione di una realtà decodificata dal suo spirito sapiente e puro, dove il sentimento è un perpetuo sacrificio di parole trattenute e soffocate da un bianco pallido, scheggiato, saccheggiato, consumato.
La poesia di Estela guarda dentro e fuori dall’universo umano, alle distorsioni, indotte o spontanee, di un sistema sociale che non può più tacere, che deve dar voce al disagio di chi voce non ha, agli eventi, che deve combattere e annientare il “nemico” che si è insinuato nelle nostre vite.
(Dalla prefazione di Massimo Massa)