Invecchiare è un dono.
Mi sorprende la persona che vive riflessa nel mio specchio, ma non mi preoccupo. Non cambierei tutto quello che ho per qualche capello bianco in meno. Non mi rimprovero nulla. Nessun rimorso di ciò che non è stato, nessun affanno per ciò che sarà nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho sempre fatto.
È il prologo con cui Massimo Massa introduce la sui quinta pubblicazione poetica dal titolo La terza stagione (Oceano Edizioni, 2024), un libro che rappresenta, in maniera palese, la condizione legata alla maturità – fisica, morale e intellettuale – status consapevole per il nostro Autore, con la naturale esigenza di tirare le somme per comprendere se si è in debito o a credito, per cui diviene essenziale guardarsi indietro, accarezzare e lasciar cadere il già stato per rigenerarsi, ritrovarsi e alfine riconoscersi in un compiuto concepimento, aderente alla “seconda pelle”.
Una raccolta poetica in cui ogni poesia è una narrazione interiore, diaristica, intimistica, sino ad essere una notazione che appunta eventi di una cronaca, che racconta dettagli di una vita, che scorre e che osserva, che legge e che ricorda. Il verso traccia un racconto, descrive immagini che sono state osservate con cura, nella mente e nel tempo, nel quotidiano e nella continuità della vita, disvelando quelle esperienze nella realtà e nello scomporsi degli eventi tipiche di un ineluttabile dipanarsi di luci e chiaroscuri dell’esistenza, svolgimenti nella vita di un uomo in relazione alla sua età e ai luoghi che le varie età si lasciano dietro disseminando impronte e tracce.
Mai come in questa raccolta parola ed emozione hanno raggiunto note così alte da rendere, La terza stagione una sorprendente scoperta che tocca il cuore e la ragione. La ricercata e raffinata poetica di Massimo Massa, che non ha certo bisogno di presentazioni come fine poeta e persona di alta statura intellettuale, è un crogiolo di vibrazioni, uno sguardo critico, attento e discreto. Nascono così liriche distinte, colte, di un fine estetismo espressivo sostenuto da un lessico forbito e raffinato. Poesie in cui aleggia con rara eleganza, una poetica nuda, svelata, esaustiva nella parola, sorretta da uno stile personale maturo, aduso alla ricercatezza e corroborato da una solida grammatura intellettuale. Una versificazione avvincente che si snoda attraverso un flusso emotivo che prende corpo e vita laddove attraversa la linea di demarcazione tra la sopraffazione e l’indifferenza. Una poetica, quella del Nostro, scevra da qualsiasi formalismo preimpostato o conformato a modelli dominanti, sorretta unicamente da un’interiorità rivelata, frutto del suo coinvolgimento emotivo ed esperienziale.
Il linguaggio poetico di Massimo Massa, è espressivo, immediato, discreto, poggiato sulla purezza dei sentimenti e rispecchia l’ethos, la condotta di vita del poeta stesso perché Imago animi sermo est: qualis vita, talis oratio.
Il linguaggio è lo specchio dell’anima: qual è la vita, tale il parlare (Lucius Annaeus Seneca).
Di rara bellezza le poesie sulla violenza, discrete, sottese, prive di qualsivoglia sterile retorica ma che si respirano come il vento gelido dell’inverno e si imprimono sulle coscienze come fotogrammi in bianco e nero in cui violenza e sofferenza scorrono come titoli di coda. Poesie in cui il poeta ha voluto farci vivere il suo sentire, lasciando che la tempesta emozionale scaturita dai versi, sia la rivelazione di quella verità, di quel paradigma esistenziale impresso sulle labbra e sulla pelle.
La lettura di queste pagine, che acclarano, qualora ce ne fosse stato bisogno, la profondità d’animo del poeta, la sua provata umanità, la sua cifra stilistica e il suo universo emozionale, trova un lettore attra-versato da un’irrefrenabile commozione, dalla contez-za di un dejà vu che non aveva mai visto veramente con gli occhi del cuore.
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