Una raccolta di pensieri notturni, tenuti da parte nel corso degli ultimi anni, perché estrapolazioni d’animo immediate, intime, un rigetto d’anima catartico. Aforismi o poesie, spesso stoccate di pochi versi, affondi critici, amari, aciduli al punto giusto da poter stimolare la mente, così come due gocce di limone sul palato.
Un quarto alle 3:00 è l’ora in cui non si dorme ancora – confessa l’Autrice – anche se il sonno chiama a raccolta, è il momento della verità in cui “in posizione fetale” (cit. Torneremo a guardare il mare) ci raccogliamo in noi stessi, difendendoci dal mondo esterno e nulla può più toccarci.
Di notte non esistono distrazioni o incombenze quotidiane dettate da urgenze né contaminazioni di suoni, rumori, colori, è il tempo in cui possiamo dialogare apertamente, a tu per tu con la nostra parte remota, il momento in cui metabolizziamo, sedimentiamo tutto quanto abbiamo assorbito durante il giorno o forse in tutti i giorni della nostra esistenza, è il tempo adatto per squarciare il velo di Maja e vedere le cose per ciò che sono.
Il volume, 98 pagine, consta di settantasette poesie inedite e sette edite, fatte rientrare per aderenza tematica, non ha prefazioni, si presenta privo di dissertazioni esterne tranne che per due citazioni poetiche di Alejandra Pizarnik in apertura e chiusura del volume, introdotto per altro dalle immagini di due dipinti in tecnica mista di Marika Grassano Gold Shadow e Lunar storm affiancati da brevi didascalie dell’Autrice “La notte non lascia scampo, è vera, non abbaglia né acceca, è oro che si scioglie in bocca, inattaccabile, incorruttile/…”
Un quarto alle 3:00 è anche l’ora del mistero, in cui la morte può prenderti per mano e portarti con sé, consapevolmente, così come è stato per Bruno, zio dell’Autrice, che ha scelto di andar via a soli trentatré anni mentre era in piena esplosione lavorativa e intellettuale a Berlino, e a cui sono dedicate le ultime pagine del libro, a dimostrazione che tanti perché non riceveranno mai risposte, se non la consapevolezza della nostra poca finitezza.
“Ci sono notti che non si lasciano sfiorare, così lontane da non avere un domani /…”