Il decoro della comunicazione efficace ai nostri giorni

La parola a Giuseppe Ausilio Bertoli, sociologo della comunicazione e dei media. Quanto il linguaggio ha influenzato il nostro modo di comunicare. Il parere di un esperto

Parliamo di “Comunicazione” ai giorni nostri in cui la confusione, la sovraesposizione mediatica, il cattivo gusto, le notizie-smentite, le fake news, le aggressioni verbali sono dilaganti. Siamo soliti dire che ci distinguiamo dagli animali per l’uso della parola ma in fondo anche gli animali hanno la parola, foneticamente diversa dalla nostra, cioè emettono versi. La nostra parola invece è stata codificata e ad ogni suono corrisponde un’immagine visiva, emotiva o sensoriale. L’essere umano è poco accorto per natura, ama le scorciatoie, i percorsi prestabiliti, svilisce tutto ciò che dice di amare; ama la natura ma la deturpa, ama la donna ma la stupra, ama le parole ma non ne fa buon uso e spesso le uccide, privandole del giusto decoro.

Quale secondo lei il compito della parola?
Premetto che la parola è un mezzo di espressione, che si traduce nella comunicazione mediante il linguaggio, ossia un corpus codificato di terminologie, nomenclature, sistemi di saperi e conoscenze, saggezza popolare, concetti, intonazioni e armonie vocali. Ne deriva che il compito della parola è di realizzare la comunicazione verbale in ogni attività umana.

La parola ha una sua dignità? E nel caso la stiamo deturpando?
Certo, specie perché le parole con il linguaggio sono il cemento della cultura di una società. E se la società scivola verso forme di aggregazioni violente o volgari, i pensieri e i concetti composti di parole assumono una connotazione intrisa di violenza e volgarità. La deturpazione della parola è racchiusa in tali forme di aggregazione, peraltro deleterie per chi ama l’elevatezza del linguaggio e degli atteggiamenti.

In che maniera è cambiata la comunicazione del nostro tempo?
La comunicazione odierna è il retaggio del cambiamento culturale iniziato anni addietro sia in America sia in Europa e via via negli altri continenti con l’espandersi delle migrazioni e della cultura globalizzante, favorita dagli scambi economici e dallo sviluppo trainante dell’economia americana. Ma la globalizzazione, imposta o sviluppata dai vari potentati multinazionali attraverso la tecnica e i suoi strumenti, ha costruito la società di massa, imbottita di idee ricevute per inerzia, falsate, capite a metà o non capite per nulla. Ovvero, secondo Horkheimer e Adorno (v. Lezioni di sociologia), un amalgama ottenuto sfruttando razionalmente fattori psicologici irrazionali, che danno agli individui un illusorio senso di prossimità e tante altre illusioni. Comunque, nel processo di massificazione emerge sempre, nonostante le buone intenzioni di coloro che detengono il potere, la figura dell’uomo seriale nel suo squallore eterodiretto, incapace di pensare o di agire in proprio, liberamente, magari per paura dell’esclusione o dell’emarginazione. Anche in me, per dire, a volte spunta in testa l’idea di agire con pensieri e atteggiamenti obsoleti, cioè, utilizzando un termine abusato dai giovani, d’essere out.

Quale il compito e le responsabilità degli addetti alla comunicazione?
Il compito dei comunicatori o, meglio, dei professionisti della comunicazione e, aggiungo, dell’informazione, tipica dei giornali, è quello di progettare, pianificare, promuovere e diffondere un prodotto non solo commerciale, uno slogan, una notizia, un’idea, un’immagine per mezzo dei mass-media con le formule della pubblicità, della propaganda, del marketing e della demoscopia.
Un compito molto delicato anche nella prospettiva etica, ma interessante e affascinante, specialmente oggi, quando la comunicazione e l’informazione esercitano un ruolo fondamentale nella cultura, nell’economia e nella conoscenza.
Ho menzionato la pubblicità e la propaganda, ossia due mezzi efficacissimi per attrarre consensi, dal momento che i giudizi della gente, tutta la gente, cui sono destinati, sono potentemente influenzati da parole, segni e simboli carichi di emotività (parole di Alfred McClung Lee). Da sempre, giacché la loro data di nascita si perde nella nebulosa dei tempi.

Parola e pensiero appartengono a due sfere differenti. La parola una volta lanciata non si può riprendere, fa parte infatti del piano fisico, è una vibrazione, uno spostamento d’aria, mentre il pensiero appartiene ad un piano più sottile, denominato “piano eterico”. Se ne facciamo un cattivo uso dobbiamo pensare a una perdita di controllo della nostra mente?
Senza alcun dubbio. Di qui la responsabilità di quanti utilizzano gli strumenti dell’informazione e della comunicazione, soprattutto i social network, che stanno acquisendo un’importanza determinante per veicolare ogni sorta di messaggio, essendo appannaggio delle masse appartenenti a qualsiasi età e luogo.
A questo punto vorrei riportare un’asserzione contenuta nel celebre saggio La psicologia delle folle di Gustave Le Bon, studiato anche dai dittatori, perfino dagli strateghi nazisti e fascisti. “Per far penetrare le idee e le credenze nelle masse è necessario ricorrere soprattutto a tre procedimenti: “l’affermazione, la ripetizione e il contagio”. Infatti l’affermazione, svincolata da ogni ragionamento, si dimostra il mezzo più sicuro in assoluto per ottenere il risultato sperato. Quanto più è concisa e sprovvista di prove o dimostrazioni, tanto maggiore è la sua autorità. Inoltre, qualora fosse ripetuta di continuo, in modo martellante e negli stessi termini, finisce con l’incrostarsi nelle regioni profonde dell’inconscio, dove i moventi delle azioni vengono elaborati. Non è da trascurare, infine, il linguaggio del comportamento fisico e mimico con le sue suggestioni. Invito i lettori a verificarne l’esito.

L’informazione – nella fattispecie il giornalismo – deve attenersi a dati oggettivi o può avvalersi di argomentazioni o giudizi del tutto personali, come spesso è accaduto in recenti episodi spiacevoli. Il vilipendio alla persona, reso pubblicamente, ad esempio ad opera di un giornalista o professionista della comunicazione, è più deprecabile di quello privato?
Per rispondere a questa domanda mi avvalgo dell’art. 21 della Costituzione, che proclama come tutte le persone abbiano il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Mentre l’art. 2 della legge professionale dei giornalisti (69/1963) recita che proprio i giornalisti hanno il diritto insopprimibile d’informare e criticare, limitatamente però all’osservanza delle norme che tutelano la personalità altrui, e hanno l’obbligo inderogabile di rispettare la verità. Non è affatto ammesso, quindi, il vilipendio alla persona, com’è accaduto di recente in una rete televisiva italiana per opera di un famoso giornalista nei riguardi della moglie del presidente americano, scuse a parte. Ma questo succede in Italia, dove manca notoriamente il senso comune della riprovazione dura, severa, e dove le risse volgari o gli insulti più deprecabili, mandati in onda specie nei talkshow, fanno aumentare l’audience, ovvero gli ascolti. Ciò dimostra in modo inequivocabile, anzi allarmante, l’affievolimento dei valori e dei costumi in grado di sorreggere l’equilibrio e l’armonia della nostra società.


Non posso che ringraziarla per la sua disamina attenta, seppur costretta dal dono della sintesi, riguardo a un argomento ostico e quanto mai attuale in cui l’ideale sarebbe soffermarci per riflettere e recuperar(ci), restituendo alla parola il compito primigenio che le compete affinché “Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e canoscenza.”


GIUSEPPE AUSILIO BERTOLI
Sociologo della comunicazione e dei media. Scrittore. È nato a Grumolo delle Abbadesse, in provincia di Vicenza nel 1945. Ha studiato all'Università di Trento, all'Università Ca' Foscari Venezia e all'Università di Urbino, dove si è laureato in Sociologia. È anche ricercatore sociale e pubblicista. Autore prolifico di romanzi, racconti e saggi. Per la narrativa ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. Premio alla carriera “Maria Monteduro 2018” a Santa Maria di Leuca.

Posted

16 Feb 2021

Incontri ed interviste d'autore


Maria Teresa Infante La Marca



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