Un linguaggio poetico declinato al femminile le cui forme e sinuosità – morbide, rassicuranti, spigolose a volte quando mettono a nudo anche le ossa – scandiscono versi di varia natura e bellezza.
Variegato e multiforme così come le sfaccettature prismatriche, indefinibili, comprese nell’universo donna, includente per sua natura, senza nessuna preclusione, accogliente nel suo eterno ventre quanto vi è di percepito e percepibile, d’immutato e mutevole.
Nel canto poetico a quattro voci, qual è Poetare donna, si eleva tutto il sentire di Autrici che nulla lasciano scorrere invano setacciando, come alla foce di un fiume in piena prima che possa gettarsi in mare, detriti e pescato a piene mani.
E se il pescato alimenta e fortifica, i detriti servono a ricomporre il trascorso per cui nulla si distrugge/dimentica ma si rigenera in nuova forma dando spinte alle vertebre e sangue al cuore, partorendo nuove fioriture, disgiunte dall’alternarsi delle stagioni, imperiture.
Un progetto che fonda su solide fondamenta, quali la padronanza del verso, la sorellanza – dote non comune – la condivisione e capacità collaborativa. Nulla di più opportuno, nel tempo irreale che attraversiamo – nei chiaroscuri del coronavirus – scandito dall’attesa, dal dubbio e dall’incertezza.
La poesia, ancora una volta tende la sua mano, diviene il mezzo che concilia, l’intus et incude per smussare i giorni e vivere il domani, avere sempre un mattino a portata di sogni e una notte da vegliare. Il verso trascrive il reale, ciò che in effetti siamo, plasmati a nostra somiglianza.
Gratifica cercare il rifugio nel certo che sostiene – quale i pochi versi scritti a pelle – in cui l’ancoraggio è nel lasciarsi attraversare dal bello che regola l’esistenza umana attraverso valori che mai dovrebbero sostare in equilibrio precario, librandoci sulle miserie umane.
Un’intuizione editoriale che nulla vuole insegnare ma aspira a donarsi generosamente nella coessenzialità di un tacito patto creativo il cui fine è nelle cose stesse in cui materia e spirito convergono in un atto vibrante emotivo.
Quattro donne così diverse ma rifrante in una similitudine esistenziale in cui gli umori sentimentali, le cadenze emotive, il passato e il presente, gli amori, le sconfitte, le mancanze ma anche gioie e speranze individuali, chiaramente percepite nel volume in quanto poesia “onesta”, assumono sembianze d’universalità se, come da mio pensiero “la poesia prima si vive poi si scrive”, per cui Primum vivere, deinde philisophari.
Quattro donne – 4 – in un girotondo poetico in cui casca il mondo e nessuno va giù per terra ma ci si prende per mano e si torna a cantare perché la vita è vivere e vale la pena di poterla “ascoltare.” Poesia è avere orecchio.