Ho conosciuto Raymonde Simone Ferrier qualche anno fa, forse nel 2013, ma il tempo è senza tempo quando le amicizie perdurano, stabili e intaccabili nonostante le nostre vite procedano su binari diversi eppure paralleli di donne, madri, sognatrici e amanti della parola scritta e del libero pensiero.
Ci siamo incontrate, parlate, guardate negli occhi, condiviso momenti, passioni e situazioni di cui resterà sempre il ricordo.
Ed ora siamo ancora qui, insieme, nel dare alla luce questa sua creatura letteraria di cui io, tra onore e orgoglio, mi sento anche un po’ madrina.
Il tempo ha forse dato per scontate certezze plausibili ma contestabili perché non si finisce mai di conoscere l’interiorità dell’animo umano e questa volta Ray si presenta in una forma nuova, ma sempre simile a sé stessa: vera, genuina, sotto altra veste, quella del rapporto famigliare duraturo, solido quanto tenero.
Epistole del cuore infatti non è solo una raccolta di poesie ma un incontro d’anime, una corrispondenza affettiva in cui l’Arte si presta ad intermediario nell’unione d’intenti e sentimenti che accomunano i due artisti – zio e nipote – in una simbiosi elettiva e parentale in cui il lettore non rimane estraneo alla commozione.
Esistono varie forme di comunicazione, non sempre accessibili all’occhio, antecedenti ad ogni materializzazione e credo sia così che nasce questa silloge, attraversando strade benefiche, nel battito vitale che unisce due creature affini che sono riuscite ad abbattere i muri delle distanze creando un filo invisibile che va dalla mente al cuore di ognuno.
Immagini visive, cromie evanescenti, liquide e nello stesso tempo densità di contenuti del pittore si legano alla parola manifesta della poetessa in cui il vissuto, il percepito vengono traslati in versi pluridirezionali.
Il pensiero si verticalizza creando un ponte tra spirito e materia in cui l’Autrice si fa carico di ogni mancanza umana sentendone le responsabilità del vivere in una denuncia schietta quanto sofferente, sagace quanto impotente, mai arresa ma sempre speranzosa.
Il pensiero si srotola orizzontalmente quando la Nostra ricerca il senso del suo stesso esistere per ergersi sul trono del sentimento acceso, porpora, dominante senza il quale ogni giorno sarebbe dal contenuto vano. Si è vivi solo se si impara ad amare e non importa il costo o il conto che non torna. L’Amore esige di essere amato.
E il sentimento per eccellenza è infatti presente in ogni sua forma in questa raccolta poetica; abbraccia gli affetti – dedicata allo zio Henry – ogni piccola creatura dell’universo, animata o inanimata che sia, ogni forma di energia vitale o astrale:
/sciabordio di stella in fluire di cielo, /profumo celato dietro a una nuvola,/ dentro a primaverile ramo/ che su di essa si staglia…/
L’Amore come passione elevata a purezza, nobile, senza cui saremmo solo un corpo morto:
(…)/ Donna che ama/ hai i lievi petali sugli occhi /e in te il soave profumo di tutti i fiori / sbocciati all’ombra e al sole dell’anima.
E i versi della Ferrier sono ricchi, generosi, accoglienti, dalle braccia grandi perché lasciare le porte aperte è l’unica maniera per impedire al buio di entrare:
Ho lasciato il “favoloso” giardino della mia infanzia /– ben’ troppo vuoto solingo arido e verde – /per promettenti orizzonti di clemenza / per fuggire ad una vita al rovescio…/
Epistole del cuore non poteva fregiarsi di un titolo più appropriato e la nostra Ray ci consegna la sua interiorità, l’angolo del suo sentire più trasparente in cui ricompattare i contenuti del bagaglio colmato dalla maturità acquisita, grazie alla capacità mai dimenticata di registrare la voce silenziosa-possente del cuore e i messaggi che in esso sono stati nel tempo custoditi con cura, con quattro mandate d’amore.
Un chiavistello serve a poco se non siamo noi ad aprire le stanze lasciando entrare chi è disposto a comprendere i suoni taciuti e le parole nascoste tra mille poesie e quelle mai scritte.
Epistole del cuore è un dono per chi da offrire ha tanto altro ancora.
(…) /Scrittura, non conosci la tua levatura, / pensi a lievitare di tue ed altrui sensazioni d’eterno…/