Straordinaria interprete di Beethoven o di Debussy al pianoforte, di Gaetano Greco all’organo, può suonare in solitaria, in compagnia dell’arpa o della tromba. O con l’orchestra. La sua tecnica va al di là delle note. E attinge a in repertorio vasto extra artistico: Annarosa Partipilo è un talento completo, maturo. Volto giovane e noto anche al territorio ionico, dal Golden Classical Music Awards alla terza edizione di Mousiké et Areté, il progetto di residenza artistica organizzato dal-l’orchestra Ico della Magna Grecia, i riconoscimenti ricevuti dalla 27enne barese raccontano di una personalità ecclettica che vive a tutto tondo con la Musica.
Annarosa Partipilo, mi permetto di darti del tu, come si fa con i Grandi. Quest’anno ti sei laureata maestro in organo, 100 e lode al Conservatorio N. Piccinni, due anni fa hai preso la laurea in Lettere: qual è il filo che lega poesia, lettere e musica?
È celeberrima la massima di Walter Peter: Ogni arte aspira costantemente a una dimensione musicale. L’intreccio tra letteratura e musica ha percorso la storia delle arti per secoli ed ha segnato con espressioni variegate il segno più alto della presenza umana sulla Terra. In particolare, in Occidente sono state scritte le pagine più importanti della cultura mondiale.
Raggiungere questi obiettivi personali non rivelano altro che una disponibilità a mettersi a servizio di questa storia, offrendola al pubblico che ne mostra sensibilità.
Quanto al legame tra gli stumenti musicali, quello non troppo ordinario tra il pianoforte e l’arpa è un incontro che si rinnova uest’anno, domenica prossima 12 novembre, a Noicattaro: quali emozioni hai provato nel suonare con Claudia Lucia Lamanna? Musicista che attualmente viene considerata l’artista più brava del mondo?
Dacché l’uomo ha fatto la sua comparsa sulla terra, ha sperimentato la presenza dell’altro.
Nella esperienza d’insieme si sublima questo eterno dialogo tra noi e gli altri, tra io e il mondo. Aver potuto entessere questo dialogo con Claudia è stata una splendida opportunità di cui anche il pubblico certamente avrà potuto sperimentare la bellezza.
La musica calata nella contemporaneità non può ignorare i drammi a cui stiamo assistendo, dalla guerra in Ucraina a quella in Medio Oriente. Qual è, a tuo parere, il ruolo dell’arte dei suoni?
Richiamare le arti ad un ruolo di responsabilità sociale e morale è sempre un terreno scivoloso. Si rischia di trascinare l’esperienza musicale in modo strumentale in diatribe umane, costruite a partire da interessi di parte. Non questo il caso. Il servizio alla pace della musica e delle arti in genere può risultare di straordinaria efficacia. Tutt sta alla sensibilità dell’opinione pubblica e dei governanti, alla tensione unificante e pacificante che l’arte e la musica in particolare realizzano con squisita naturalezza ed eleganza.
Torniamo a te che sei pianista di talento, e ti sei esibita in grandi palcoscenici, come alla Carnegie Hall di New York: quali sono i tuoi sogni di donna, e gli obiettivi più imminenti sul piano professionale.
Uno dei miei assiomi preferiti è: Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni (Eleanor Roosevelt).
I sogni, da sempre, muovono la mia esistenza. Ne ho ancora tantissimi da realizzare. A dicembre mi riposerò un po’ e cercherò di godermi i miei affetti e la mia famiglia, gli ultimi mesi sono stati davvero stancanti, tantissimi concerti con tanti programmi diversi. Rectal pianistici, concerti cameristici, la prima esecuzione mondiale della Messa da Requiem di Nino Rota, altri concerti cameristici (tra cui quello con Claudia). Recital organistici. Insomma... è stato un periodo molto impegnativo! Dal nuovo anno, mi aspettano tante avventure, molti concerti in Europa e un ritorno in America (il primo dopo l’esperienza traumatica del Covid) di cui non posso annunciare ancora nulla.