A partire dal XIII secolo, con questo termine, viene denominato il corpo celeste sul quale vivono gli uomini, l’orbe terracqueo dalla veneranda età di 4,6 miliardi di anni, come da rilevazioni cosmogoniche confermate dal metodo di datazione dei minerali di piombo esteso alle meteoriti.
Tra le varie accezioni del termine, con “terra” viene considerata anche la “nostra terra”, quella che ci ha dato i natali, quella dei nostri padri, ovvero il suolo patrio che calpestiamo. Da quando è comparsa, la specie umana si è progressivamente evoluta pur nella diversità di situazioni etniche, ambientali e politico-sociali, tutti fattori che caratterizzano il benessere e il vivere con dignità nel rispetto dei diritti umani, prerogativa purtroppo dei popoli più evoluti.
Un progresso raggiunto nei secoli non solo grazie alla produzione agricola, da sempre fonte di sostentamento, ma anche attraverso tutti i settori dello scibile umano: industria, edilizia, medicina, comunicazioni... un progresso che ha richiesto e richiede ingenti sforzi non solo economici ma anche d’impiego di fonti energetiche.
Quelle convenzionali, carbone e petrolio, ormai sono insufficienti a soddisfare la richiesta per cui l’uomo ha rivolto la ricerca scientifica verso lo sfruttamento dell’atomo con le centrali nucleari, una soluzione che in passato ha provocato non pochi disastri.
È uno scenario planetario complesso. Da una parte stati economicamente e tecnologicamente avanzati, dall’altro quelli poveri, martoriati dalla fame e dall’indigenza, soffocati da un precario equilibrio economico e socio-politico, da dittature, da conflitti civili per la conquista del potere, da invasioni di stati più potenti spinti dal desiderio di egemonia o da interessi economici.
Certo il mondo sarebbe migliore se non ci fossero guerre! Al di là di quello che potrebbe sembrare solo una bella invocazione ecumenica, c’è l’intima volontà che si possa porre fine per sempre a questo scempio perpetrato ai danni dell’umanità.
Bisognerebbe coltivare un senso di rispetto e di amore, acquisire la consapevolezza di non nuocere agli altri, principi universali da incutere nelle coscienze di tutti gli uomini anche se, spesso, questo non coincide con i loro interessi. Ad aggravare questo scenario, vanno considerate anche le calamità naturali, carestie e malattie, inquinamento dell’aria, del suolo, delle falde acquifere e del mare.
Insomma, si ha la sensazione che l’uomo finirà per distruggere la terra che l’ha ospitato e nutrito per millenni. Andando avanti di questo passo, raggiungeremo presto il “punto di non ritorno”. In nome di un progresso tecnologico senza riserve, che cresce in modo irrazionale e irrispettoso per l’ambiente, i “potenti della terra” non comprendono (o forse non vogliono?) la gravità del momento che il nostro pianeta sta attraversando; se non si porrà rimedio per ridurre l’inquinamento a livello globale, si potrebbe andare incontro ad una catastrofe planetaria irreversibile.
Soluzioni ce ne sarebbero tante. Si potrebbe, ad esempio, investire i fondi destinati agli armamenti per devolverli ai popoli più bisognosi; accantonare progetti di costruzione di nuove centrali nucleari, in attesa che il progresso scientifico ci assicuri un “nucleare a rischio zero”. L’Italia, in particolar modo, è il paese del sole, del mare e del vento, le energie rinnovabili come l’eolico, i pannelli solari, il fotovoltaico, considerata la nostra posizione geografica ed il nostro clima, ci possono garantire energia pulita a costi contenuti riducendo così l’inquinamento.
Ma questi sono solo alcuni aspetti di quello che sta accadendo nello scacchiere planetario.
Sarebbe opportuno, campanilisticamente parlando, essere d’esempio per l’Europa e il mondo intero, attivarsi e operare per un drastico mutamento delle attività politiche, sociali, industriali e commerciali a cui deve uniformarsi tutto il sistema perché è essenziale, soprattutto per il futuro dei nostri figli ai quali, altrimenti, consegneremo una tragica eredità.