La stele di Anchise

L’atmosfera peculiare e densa di mistero che si respira ad Erice ha di certo favorito il diffondersi di numerose leggende...

Che Enea, sfuggito alla distruzione di Troia, dopo sette anni di peregrinazioni, per terra e per mare sia passato e si sia fermato per ben due volte a Trapani, non lo dice solo Virgilio, per dovere di celebrazione del primordiale antenato d’Augusto imperatore, ma lo asseriscono anche altri storici che si sono dedicati, alternativamente, alle vicende dei profughi fuggiaschi da Troia e al volgere della storia ellenistica, della Magna Grecia e della Sicilia in particolare, lungo l’arco dei secoli, ciascuno in epoca diversa.



È doveroso, per un fatto di pura estetica della poesia storica, citare i versi 707 e seguenti del terzo libro dell’Eneide:

Di qui il porto di Drepano, la spiaggia che mai mi rallegra, m’accoglie. Qui, tormentato da tante tempeste del mare, ahi, perdo il padre, conforto di tutti gli affanni, perdo Anchise. Qui, padre caro, mi lasci, scorato, o inutilmente sottratto a tanti pericoli.

A questo punto Enea affida le spoglie del vecchio padre alla nuda terra delle pendici d’Erice, dove c’è un compatriota, Aceste, figlio di Crimiso e d’Egesta, che avrà cura delle sacre ossa d’Anchise. E quando Enea ritornerà a Drepano, dopo la fuga da Didone, lì celebrerà, con giochi grandiosi, la memoria del padre e giungendo prossimo alle coste fraterne d’Erice esclamerà:

C’è per me terra più cara, o dove meglio vorrei dar riposo alle navi, di quella che vivo Aceste dardanio mi serba e in grembo l’ossa del padre Anchise raccoglie? (Versi 28 e seguenti del quinto libro dell’Eneide).

La celebrazione di questi giochi avvenne sul litorale trapanese, di certo su quello a nord della città, tra Pizzolungo e Bonagia, non possono esservi dubbi sul sito, dappoichè, nel quinto libro dell’Eneide ai versi 124 e seguenti si può leggere:

C’è in mezzo al mare uno scoglio, davanti alla spiaggia schiumosa: spesso sommerso, battuto dall’onde gonfie, quando le bore invernali nascondon le stelle: tace nella bonaccia, sull’acque immobili domina.

La connotazione è chiarissima e univoca. Virando intorno a quello scoglio, le navi troiane si contenderanno la palma della vittoria nella gara di velocità.
Bene ha fatto, quindi, chi si è assunto la responsabilità, durante il ventennio fascista, di collocare a ricordo perenne per i posteri, della stele d’Anchise, in località Pizzolungo, proprio di fronte allo scoglio, ora sede di un faro della marina italiana.

La scelta del luogo induce a pensare che, alle spalle della stele di marmo, doveva trovarsi, sulle pendici del monte Erice, la tomba del padre d’Enea.
Che cosa, più della testimonianza di Virgilio, può discriminare i luoghi toccati da Enea nelle sue peregrinazioni? Tanto più che, come abbiamo detto, il poeta volle visitare quei luoghi, per dare certezza alle sue ricerche storiche, rifacendo personalmente, l’itinerario compiuto dall’eroe troiano.

Posted

05 Dec 2022

Storia e cultura


Vittorio Saltarelli



Foto dal web





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