Foggia
Non possiamo trattare, con una certa completezza, la Costellazione del Drago sul nostro territorio, se prima non parliamo di Foggia (al tempo di Arpi-Argo era dipendente dalla stessa col nome di Equotutico = Grande Cavallo).
Foggia la si dice fondata attorno all’anno mille d.C., quando, cioè, è stata ritrovata l’icona della Madonna dei Sette Veli, in un pantano. più che parlare di nascita, tuttavia, bisogna parlare di rinascita.
Le costellazioni laziali di Giorgio Copiz
Se qualcuno pensa, che sia io il primo a scoprire costellazioni disegnate nel territorio, si sbaglia. Molto lavoro è stato già fatto da Giorgio Copiz, che ebbe una grande risonanza mediatica. Studiate da scienziati, che hanno fatto diverse ipotesi, adesso l’argomento è “dormiente”. Che il compianto Copiz abbia trovato costellazioni legate ad Ercole non mi stupisce, perché in quella zona di partenza, di quella che diventerà la Via Sacra Cristiana.
Archeo-astrologia, della forma diffusa, nella Daunia
Il destino ha voluto che fossi io a scoprire questo particolare aspetto di astro-archeologia inedito, forse perché sono un autodidatta, cioè uno studioso privo assolutamente di preconcetti e nello stesso tempo uno scienziato serio, conseguenziale e logico nella ricerca e nello studio, che non trascura nessun segnale ed affermazione storica. Sta di fatto che mi sono chiesto infinite volte: “Perché proprio io?”.
San Giovanni, un paese ricchissimo di tradizioni tra le quali quelle culinarie
A San Giovanni Rotondo, l’insegnante Arcangela Latiano della Scuola Primaria, ha sempre promosso, servendosi dell’aiuto dell’antropologo e animatore musicale Angelo Capozzi, progetti relativi alla conoscenza del territorio locale. La Scuola interessata è l’Istituto Comprensivo “Dante-Galiani”, Preside Francesco Pio Mari D’Amore. Gruppo docente della V E: Arcangela Latiano, Giuliana Zelante, Nunziata Martino, Rosa Cavalli, Eugenio Romoli, Maria Gargallo.
La lugubre signora della Quaresima in Puglia
Si è persa ormai l’idea che tutte le festività siano collegate all’anno liturgico pagano al quale la Chiesa Cattolica Cristiana non ha voluto apportare cambiamenti. Il popolo non li avrebbe accettati.
L’anno liturgico era organizzato nella parte jin (nero), che andava dal solstizio estivo a quello invernale (da San Giovanni Battista a Natale) e nella parte jang (bianco), dal solstizio invernale a quello estivo (da Natale a San Giovanni Battista).
Alla scoperta dei canti caratteristici dell’antica cultura tradizionale garganica
Spesso i meridionali convivono con tesori culturali di inestimabile valore, come i canti garganici, ovvero canti tradizionali che coincidono in parte con quelli dei Cantori di Carpino. A San Giovanni Rotondo li chiamano le strapolette le cui origini non sono perfettamente databili, perle sonore tramandate dai cantori tradizionali garganici. Erano in uso nelle serenate, nelle feste sull’aia, nelle feste pastorali della tosatura, nelle feste in famiglia.
L’arrivo del nuovo anno, è sinonimo di cambiamento, e quindi, in un passato non lontano, era usanza gettare ciò che era vecchio per fare spazio al nuovo
Quando cinquanta o sessant’anni anni fa si festeggiava l’arrivo dell’anno nuovo, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, si gettavano dalle finestre e dai balconi delle case, mobili e sedie vecchie, bottiglie, bicchieri, piatti, riempiendo le strade di ogni tipo di rifiuti. In alcuni casi si potevano “ammirare” bidè, cessi ed altri oggetti strani.
L’etimologia del nome della città in ebraico significherebbe «Casa del pane»
Notoriamente Betlemme significa “paese del pane” e questo ci rimanda al corpo di Gesù nel rito della Messa. Come tutti i significati della religione cattolica, ma anche di altre in contesti culturali diversi, si riprendono antiche simbologie, centrali nella vita delle società antiche.
Eclettica artista algerina
Una grande ed eclettica artista. Vive a Orano, in Algeria: Bouda Kheira Maria, in arte Maria Favignana Manuguera.
Modellista, stilista, decorativa: le sue creazioni ne sono una dimostrazione.
È abbastanza conosciuta, ma non quanto merita. Suo nonno, Matteo Manuguera, era di origini siciliane, nato il 24 dicembre 1887. Maria ama il suo essere per metà italiana e adora la no-stra lingua, che reputa dolce e carezzevole; a tal proposito ha sempre rimproverato sua madre che non voleva si parlasse l’italiano in famiglia, tantomeno desiderava che qualcuno l’imparasse. Ha quattro figlie, belle quanto lei: Sarah, Marwa, Hanane, Zakia.
Per la sua natura, il canto popolare è anonimo: non ha mai un autore identificato; ovvero non
è legato alla personalità di un popolo, ma ereditato da antiche tradizioni pagane
Parlare di “canti popolari” è errato. I canti del popolo infatti, non erano mai creati da uno in particolare, ma ereditati da antiche tradizioni pagane; ecco perché è più corretto definirli “canti tradizionali”. Generalmente sono canti d’amore, tema preferito dagli antichi sacerdoti pagani, che seguivano i miti e i riti di Afrodite-Venere, di Dioniso e di tantissimi altri dei che erano legati alla reli-gione dell’amore.
I canti sacri pagani erano dedicati ai matrimoni, agli amori tra uomo e donna, finanche al rovinoso distacco della coppia durante il funerale, quando la consorte salutava il proprio amore con un canto funebre.
La maggioranza degli adulti ricorda le biglie della propria infanzia, quando un’intera reputazione poteva essere guadagnata o persa
a seconda dell’abilità di tiro
Tempi addietro, i ragazzini si impegnavano in un gioco che piaceva molto: ‘O càcce, e consisteva nel cercare di far entrare una biglia nel “caccio”, una piccola buca scavata nel terreno. Chi ci riusciva, veniva nominato “cacciatore” e si divertiva a “bocciare”, con una particolare modalità di tiro, gli “allievotti” (passeri appena nati), cioè quelli che non erano ancora andati in buca e quindi non ancora “cacciatori”.
“Bocciare” un avversario, significava acquisire le sue biglie.
Mario Delli Muti di San Giovanni Rotondo, mi ha raccontato che nella zona del “Calderoso” (“Lu Calevarùse”), tra San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis, aveva visto e provato a suonare un “tri-flauto”, ovvero un flauto a “tre flauti” collegati tra di loro con altrettante astine.
Si tratta di un flauto ternario che ci ricorda l’essere ternario di Madre Terra-Luna.