La silloge è un’altalena di ricordi, nostalgie e sentimenti che affiorano dai delicati versi di Mercedes Chiti. Fin da bambina, l’autrice amava scrivere ed ha ottenuto, nel tempo, notevoli risultati nei diversi concorsi letterari a cui ha partecipato. Con uno stile garbato e raffinato esprime il suo modo di fare poesia. Mediante la strada dei ricordi, dolorosa, ma necessaria, ripercorre la sua vita. “Ed io, bambina, corro per i prati/ per catturare l’oro/ per sentire il profumo dell’infanzia/ che s’è smarrita, coi suoi sogni vaghi,/ fra i fastelli dell’erba profumata.”
I versi, nonostante i temi importanti, si innalzano e si liberano come una sinfonia leggera e piacevole per tutti coloro che si accingono a leggerli.
La vita, la morte, l’infanzia, gli affetti, questi i temi dominanti, oltre, naturalmente, al tema della natura che diviene una cornice perfetta in cui racchiudere, verso dopo verso, le sue liriche. Nella raccolta, composta da trentasei poesie, la parola tempo ricorre sedici volte. Dunque il senso del tempo che passa, che si modifica, si trasforma, domina tutto il pensiero della Chiti.
É un tempo inesorabile, ma bonario “intessuto di magie”, in cui le nostalgie si perdono. “Miei sogni silenziosi/ domandate alla luna le parole/ che un tempo serbavate nelle pieghe/ dei vostri desideri.” Il tempo ha addirittura un volto ed un colore e la poetessa a volte lo scrive con la lettera iniziale maiuscola, forse perché ne è ispirata e contemporaneamente soggiogata. Inoltre, riporta per ben quarantacinque volte, altre parole con la lettera maiuscola: Universo, Aurora, Inverno, Estate, Affetti, Mistero, Infinito, Cancelli del Cielo, Immensità, Eroi, Angelo, Oscuro, Niente, Primavera, Agosto, Autunno, Eternità, Terra, Viaggio, Anime, Valle e Nulla.
Termini che si riferiscono sempre al tempo e dunque allo scorrere della vita, ma anche alla natura; infatti, vi è uno stretto legame tra essa e le sue bellezze, che in questo caso diviene anelito poetico, portando i lettori a riflettere sul senso profondo della vita. Come afferma nella prefazione Marcello Falletti di Villafalletto: “Il poetare della Chiti si fa ancora più incisivo, quando affonda le radici nella multiforme creazione e allorché l’immaginazione del “sognatore” - perché ogni poeta è sognatore - si trasforma in completa consonanza con l’universo, in direzione del quale tende ogni ricerca.”
Il pensiero poetante di Mercedes Chiti è un continuo mediare tra lei ed il suo mondo interiore; il narrare in versi le permette, dunque, di scrutarsi dentro: “L’Immensità ha i suoi cancelli./ Ti mostra l’azzurro e le nubi/ perché tu possa scrutarti nell’animo,/ poi ti chiede le chiavi/ e chiude di nuovo il Mistero.” Quindi “il percorso di un attimo/ o forse di un secolo”, grazie alla magia della poesia, diventa proprietà del mondo stesso.