Nella raccolta poetica, dal titolo Anima, sono presenti le mille sfaccettature di un’unica anima, ossia quella di Francesco D’Episcopo, professore di Letteratura italiana, Critica letteraria e Letterature comparate presso il Dipartimento di Filologia moderna “Salvatore Basaglia” della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”
È autore di molti saggi e volumi sulla letteratura italiana; è direttore e redattore di riviste nazionali e internazionali; ha inoltre vinto numerosi premi tra cui:
I Murazzi di Torino, Emily Dickinson di Napoli, Pietro Carrera di Catania, La Ginestra di Firenze.
Sono cinquantatré le poesie che compongono la silloge, in cui l’autore racconta se stesso, i suoi desideri, le sue speranze, le sue considerazioni.
Versi a volte profondi, a volte leggeri, a volte velati di paura che dialogano fra loro, aspettando una risposta da Dio. “Vite perdute,/ disperse,/ nei giorni che vanno/ e non ritornano”. [...] “Voglio sentirti accanto/ per non essere solo,/ per non essere ciò che sono,/ per essere fino in fondo/ quello che sarò”. Il poeta si esprime delicatamente, ma con vigore quando afferma che in questa realtà non si può essere fino in fondo se stessi, poiché siamo giudicati da un mondo che continua a inseguire i suoi perversi progetti di potere; rimane, allora, soltanto l’amore che ci aiuta a sopravvivere.
D’Episcopo è un’anima inquieta e delusa dalle tante brutture, infatti scrive nel prologo: “La poesia, dove possiamo finalmente essere ciò che siamo, animali liberi e selvaggi, costretti a muoverci in un recinto limitato, addomesticati da una civiltà, che non ha mai avuto il coraggio di adottarci per quello che siamo: esseri inquieti e insoddisfatti, che cercano disperatamente un orizzonte in cui acquietarsi”.
La sua è una poesia matura, ma solitaria e malinconica, soprattutto quando parla dell’indifferenza generale di fronte alla morte, difatti immagina il giorno in cui lui morirà e tutti gli altri andranno a lavorare, pensando a ciò che debbono fare.
Nella postfazione Domenico Defelice afferma: “Che l’Anima sia la Poesia è dimostrato da questi versi che non sono mai superficiali, ma belli nella semplicità e nella essenzialità, privi di retorica o di fumose ricercatezze. Siamo di fronte a un continuo riflettere sul quotidiano e su tutto ciò che cade sotto i nostri occhi, che ci tocca interiormente, che fluisce leggero e ci commuove”.
Il poeta è in fondo un sognatore che immagina e auspica un mondo vero a cui appartenere, rimanendo però se stesso perché l’importante è aver vissuto nell’illusione che tutto fosse eterno.