Ho cercato di esprimere a parole quello che mi ha donato la Via, ma il modo migliore per capirlo è farne esperienza diretta, percorrendola.
Lungo la via Vandelli. Poesie da Modena a Massa contiene quarantaquattro poesie e dieci immagini di cui una in copertina, la quale ritrae le Alpi Apuane al tramonto e si apre all’infinito, ossia a un’estensione illimitata, in cui il tempo e lo spazio non hanno più alcun senso, se non quello di insegnare a vivere e in cui Giorgio Mattei, consapevole di ciò, si perde e si ritrova con velata malinconia. Nel suo sentire così forte, immerso nella campagna, si trova a non avere più confini, è un tutt’uno con la terra, ma anche con il tempo. Il passato si unisce al presente attraverso il ricordo e l’autore spera così in un futuro migliore per l’umanità. Quanto presto si dimentica la civiltà/ compito male appreso.
Via Vandelli è la madre di tutte le strade moderne e la silloge, dedicata alla moglie e al cammino che si augura di percorrere insieme a lei, vengono affrontate e vissute nella medesima maniera, ossia con tranquillità e con calma. Le poesie, infatti, si muovono tra le parole e tra i versi con serenità come la vita che il poeta, musicista e psichiatra, si augura per sé e immagina anche per gli altri.
“Definisco spesso la Via Vandelli come la madre di tutte le strade moderne. Questo perché all’inizio del Settecento, quando il duca di Modena Francesco III d’Este concepisce l’idea di una strada lastricata che colleghi la capitale del suo ducato con Massa e il mar Tirreno, era dall’epoca delle strade romane che non si realizzava un’infrastruttura tanto grandiosa quanto visionaria. Per realizzare questo progetto, il duca si affida al suo miglior ingegnere, nonché cartografo e professore di matematica all’università, l’abate Domenico Vandelli, di Levizzano Rangone”, così scrive nella presentazione Giulio Ferrari.
E lo scrittore divide la raccolta per tappe, così come nella sua quotidianità affronta sia la vita sia la strada, ovverosia per fermate o gradi, forse per timore che possa terminare troppo presto o che vi sia un imprevisto che possa rovinare la serenità auspicata o forse solo per assaporarne il momento.
Percorrendo la strada, il poeta sente ciò che avvenne in quei luoghi e la sua empatia con la terra e con le pietre lo rendono ancorato al passato, ma più attento al presente.
La vita procede al passo/ e non può andare più veloce/ del tuo passo, […]In montagna il tempo non passa:/ passano gli uomini, le bestie./Rimane il senso, ciò che conta, […]Quanto è costata questa pace, quanto?/ Mi risponde il silenzio, […]Qui passava la Linea Gotica/ quasi nessuno ormai lo può raccontare./ I giovani dimenticano -/e non è una virtù.
Mattei ponendosi delle domande, riflette sulla società attuale, sulle sue mancanze e sulla conseguente superficialità.
La vita procede al passo/ e non può andare più veloce/ del tuo passo, […]In montagna il tempo non passa:/ passano gli uomini, le bestie./Rimane il senso, ciò che conta, […]Quanto è costata questa pace, quanto?/ Mi risponde il silenzio, […]Qui passava la Linea Gotica/ quasi nessuno ormai lo può raccontare./ I giovani dimenticano -/e non è una virtù.
Mattei ponendosi delle domande, riflette sulla società attuale, sulle sue mancanze e sulla conseguente superficialità.
Lo stile semplice e scarno mette in evidenza la precarietà e la fragilità umana (La vita è un attimo, poi il bosco si riprende ciò che gli appartiene. ), ma allo stesso tempo anche la sua grandezza, data dalla genuinità dei gesti che ci accompagnano lungo l’esistenza e che rimarranno oltre il tempo che ci è dato.
Nella prefazione Massimiliano Pecora spiega: “Nella geografia percettiva e mnestica di Lungo la Via Vandelli, lo scrittore, tracciando il suo cammino, lo canta, lo decifra e lo articola esattamente in due parti speculari. Lo spazio naturale viene segmentato dal ritmo del testo attraverso l’adeguamento della parola poetica all’azione del viaggiatore”.
Durante la presentazione del volume avvenuta a Pomezia il 18 dicembre nel Museo Città di Pomezia - Laboratorio del 900, il poeta ha recitato Alla mia età, lirica dai brevi versi, in cui viene descritta una giornata al mare, durante la quale osserva un padre giocare con il figlio. Nelle ultime due strofe scrive: Ma io non augurerei mai a nessuno/ di essere come me./ Alla mia età non riesco ancora a tuffarmi/ tra le onde.
La grande sensibilità forse lo trattiene e lo rende attento a ciò che fa, guardingo, prudente e più saggio della sua età anagrafica. Probabilmente questa sua caratteristica gli ha permesso di comporre queste liriche così profonde, in cui numerosi animi possono ritrovarsi: Ma soprattutto, penso alla Via: al genio che l’ha ideata/ alla fatica di coloro che l’hanno costruita/ alle donne e agli uomini che l’hanno percorsa nei secoli./ E così penso alla vita, e alla Via – la mia Via.
Giorgio Mattei è nato a Modena nel 1985, è psichiatra e musicista. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, tra cui: Uomo del mio tempo, Il Fiorino, 2007, La Recherche, 2011; La scuola dell’obbligo, La Recherche, 2010 e La misura delle cose, Edizioni Artestampa, 2015.