Domenico Antonio Tripodi. Pittore dell’anima

Pittore, disegnatore, restauratore, poeta e musicista, fra i più completi a livello mondiale

Un’altra opera dell’infaticabile Domenico Defelice, che, questa volta, ci presenta un saggio d’arte sull’artista calabrese conosciuto in tutto il mondo, Domenico Antonio Tripodi.
Tripodi è pittore, disegnatore, restauratore, poeta e musicista, fra i più completi a livello mondiale; è nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Le sue opere sono state esposte in Asia, in America e in Europa.

I temi della mia pittura – varia nei modi, nei luoghi e nei tempi – si sono svolti tra due poli apparentemente diversi, ma sempre orientati verso una visione unitaria e piena della Natura creata.



Così comincia l’introduzione di Tripodi a cui segue il saggio e l’intervista ad opera di Defelice e poi il catalogo di cinquanta opere create con tecniche diverse dall’olio, all’acquerello, alla china. I soggetti vanno dai cormorani, ai rapaci, al gallo cedrone, ai gabbiani, ai gatti per arrivare poi alle nature morte, ai paesaggi e ai ritratti come quello del poeta Antonino Martino.
Una parte fondamentale delle opere è dedicata al Sommo Poeta e ai personaggi della Divina Commedia.
Una parte fondamentale delle opere è dedicata al Sommo Poeta e ai personaggi della Divina Commedia.
L’amore di Tripodi verso Dante è infinito, scrive infatti: Caro Domenico, quando mi accinsi a lavorare per Dante con Dante, ero cosciente di ciò che facevo. Avevo la fede, la percezione precisa della mia perizia pitturale e avevo, non ultimo, quel senso di devozione umile che è stato d’animo propizio e fertile nel rapporto tra discepolo e maestro.

Defelice, in particolare, analizza le opere Manfredi, Ulisse, La fine di Ulisse e Beatrice.
A Beatrice – ripetiamo - a Ulisse, a Manfredi, al Filosofo e ai tantissimi personaggi, Tripodi dà solo il volto; braccia e mani, tronco, gambe e piedi occorre che vengano dati loro dalla nostra immaginazione, perché raramente il pittore scende oltre il collo.


Al centro del volume è posto il dipinto Il Filosofo, opera che è anche stata scelta per la copertina; è messa al centro quale immagine suggestiva ed evocativa di un passato culturalmente glorioso e anche rappresentativa di questo nostro presente. Infatti, nel saggio Defelice crea un racconto in cui snocciola il suo pensiero sull’artista, sulla vita, la carriera e crea, quasi, una telecronaca del viaggio che ha affrontato per andare a casa del pittore da Pomezia a Roma. Ed è proprio durante il tragitto che il Nostro incontra un ragazzo di nazionalità indiana con barba e turbante, dai tratti somatici molto simili a quelli del dipinto di Tripodi, ma incontra anche tante Beatrici, giovani e belle.

In altre parole, durante il percorso che lo condurrà a Roma, in una banalissima giornata, il poeta si accorge che nei volti delle comuni persone si disvelano quelli dei grandi personaggi del passato e dell’arte. Tutto ciò perché Defelice ritiene che l’arte sia calata nella realtà, nella quotidianità, nelle azioni e nei gesti che sempre ci accompagnano. Gli artisti come Tripodi si lasciano ispirare dalla vita reale, dall’osservazione del volo degli uccelli o dalla lettura di grandi opere come la Divina Commedia poiché il mondo e le sue creature sono arte pura.

Posted

11 Aug 2021

Critica letteraria


Manuela Mazzola



Foto dal web





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