L’inquietudine della bellezza

L’amante di se stessa. Un saggio biografico di Varvara Dmitrievna Mergasov, donna di smisurata bellezza soprannominata la Venere Tartara

Fino a qualche decennio fa, in molte case italiane, si poteva trovare il dipinto di Madame Rimsky-Korsakov. Da bambina, anche io, avevo questo piccolo quadro che era della mia bisnonna. Lo guardavo con occhi incantati: era una donna bellissima, il suo abito era meraviglioso ed i suoi occhi erano velati da un’inquietudine che mi affascinava.
Finalmente l’occasione mi è stata fornita dal libro di Andrea Biscàro che ha tracciato un quadro completo di Varvara Rimsky-Korsakov e lo ha fatto attraverso l’incrocio di diverse fonti: giornali, lettere, libri, testi dell’epoca scritti da conoscenti ed amici della nostra protagonista. E, grazie all’aiuto di una grafologa, ha analizzato la personalità di Varvara mediante la sua grafia. Biscàro con una scrittura precisa ed attenta, aderente alle fonti, ci regala un ritratto narrativo di una delle più affascinanti figure femminili di tutti i tempi.


Questo a sinistra è il dipinto che si trova a Parigi al Musée d’Orsay, ed è di F. X. Winterhalter (Parigi, 1864).

Varvara Dmitrievna Mergasov nacque a Varsavia il primo febbraio 1833, rimase orfana molto presto e fu cresciuta dalla nonna, circondata da mille attenzioni. Ebbe un’ottima istruzione: lesse tutto quello che poteva leggere, in russo, in inglese, in tedesco ed anche in italiano. Amava il ricamo, la musica ed il canto. Era una ragazza molto bella, alta e slanciata, aveva un innato fascino, il suo corpo era flessibile ed aggraziato. Apprezzava la mondanità ed era sempre al centro dell’attenzione. Sposò Nikolaj Sergeevic e proprio insieme a lui ispirò Lev Tolstoj in Anna Karenina.

Tolstoj nel suo romanzo, accanto alla protagonista Anna, raccontò anche di Varvara e Nikolaj, cambiando il loro cognome in Korsunskij.


La coppia amava la vita di società ed “Erano visti insieme regolarmente ai balli, frequentavano i migliori saloni e andavano molto d’accordo” [...] “Questa infatti è una storia dove la musica e il ballo rappresentano una plateale espressione del desiderio al suo culmine” [...] Il ballo è il ritmo della vita!”. Però, purtroppo, forse per colpa della spregiudicatezza e l’indipendenza a cui anelava Madame Korsakov, la coppia si divide. Sta di fatto che lei con il suo amante lasciano la Russia e si stabiliscono a Parigi.
La città era il tempio della moda, dei salotti, dello sfoggio della superficialità e degli amanti. La nostra protagonista si trova benissimo in Francia, mette in mostra la sua classe, la sua bellezza attraverso vestiti, gioielli e l’intreccio sapiente di opportune relazioni sociali.
A Parigi, si ride degli dei, dei re, dell’amore, si ride del gusto, si ride delle illusioni, si ride persino quando si soffre, e quello che non si accetta è la serietà, e tutti hanno la pretesa d’averla”.
Varvara incantò il mondo parigino, ebbe un successo travolgente, venivano pubblicati articoli su di lei, sui suoi abiti e gioielli. Molti si innamorarono di lei, tanto che la chiamarono “Venere Tartara”.
Ma dai documenti che ci sono giunti, emerge anche una sensibilità e forse un’inquietudine che nasce da una società che non tratta le donne nello stesso modo in cui considera invece gli uomini. “Come si sbagliano su quasi tutte le donne! - scrisse - Ben poche sono giudicate secondo il loro carattere e apprezzate per i loro meriti. […] Le si accusa, le si assolve non secondo la loro effettiva condotta, ma in base alle apparenze! Le si invidia, le si biasima; le si misconosce sempre... ”.
La società del Secondo Impero era una società in trasformazione, le donne dell’epoca con i loro modi di comportarsi anticipavano la cosiddetta “emancipazione femminile” e Varvara, forse, cercava la sua. In Russia, però, il modello della famiglia era patriarcale: i figli erano sottomessi ai genitori e la moglie al marito, non solo, l’adulterio maschile diventava quasi motivo di vanto, quello femminile, se avveniva, doveva essere taciuto. Per una donna come Madame Korsakov, vissuta da sempre nel lusso e nella piena libertà, rimaneva difficile accettare queste limitazioni. La sua cultura, la sua vena artistica, in qualche modo dovevano essere lasciate libere di esprimersi. Da quando si stabilì a Parigi visse con estrema leggerezza, al centro del mondo, dettando le leggi della moda. Ammaliò molti uomini che le dedicarono poesie, quadri, pagine di giornali. Essere desiderata per lei era fonte di vita: “Io sogno, leggo, penso, scrivo, faccio passeggiate sia a cavallo che a piedi; sono amata, credo di avere degli amici. [...] in una parola, sono felice; è una vera felicità, posso dirlo senza esitazioni”.
Da tutti gli scritti analizzati dall’autore, dall’esame della grafologa, risulta nell’animo della protagonista un vuoto esistenziale, un forte bisogno di esternare le proprie emozioni, con la pretesa che gli altri debbano ascoltare per forza; una personalità inflessibile, non c’è capacità di adattarsi alle circostanze. Ogni suo pensiero diventa un capriccio che deve essere assecondato e con la sua capacità di ammaliare e di affascinare ci riesce.
Madame Korsakov fu sempre generosa con la stampa: diede loro ciò che entrambi volevano, ossia visibilità per lei e notizie speziate per loro. Una collaborazione non pianificata, ma istintiva”.
Era una donna in continua ricerca, forse con la speranza di riempire un vuoto dell’anima, forse dovuto all’incapacità di adattarsi alla società dell’epoca, che non ha saputo saziare la sua curiosità, una curiosità che nasce da una cultura e da una intelligenza particolari. Una donna forse che non riusciva mai a sentirsi appagata completamente. “In quella donna c’era qualcosa di ardente, passionale, che non trovava via d’uscita, ma talvolta prorompeva sotto forma d’una bizzarra mascherata”. Quell’inquietudine che velava i suoi occhi, però la rese affascinante, accattivante e nello stesso tempo ammaliante agli occhi del mondo a lei contemporaneo, ma anche a tutti quelli che si ritrovano, nel corso del tempo e delle generazioni, davanti al suo dipinto a Parigi.

L’autore del saggio biografico è uno scrittore e ricercatore indipendente, ha collaborato con il mensile Storia in Rete e collabora con il Civico20 News e la rivista online di Torino”. Ha curato inchieste sul caso Moro, Girolimoni, Diabolich; ha tracciato profili biografici di Cléo de Mérode, Evelyn Nesbit, Sherry Britton, Pamela Moore, Emilie Hogqvist, Suzy Solidor e Carolyn Jones. E’ autore di :Buffalo Bill è arrivato a Torino, Neos, 2011; Il Maciste di Porta Pila. Storie di immigrati e del Re Maurizio, Neos, 2013; Strada Facendo, ricordando il commissario Montesano, Daniela Piazza Editore, 2016.

aaaaaaaaa




Titolo: L’amante di se stessa.
Vita Di Madame Rimsky-Korsakov
Editore: GRAPHE.IT 2018

Posted

07 May 2020

Critica letteraria


Manuela Mazzola



Foto dal web





Programmi in tv oggi
guarda tutti i programmi tv suprogrammi-tv.eu
Ascolta la radio
Rassegna stampa