Nel corso del XVI secolo si sviluppò, in campo filosofico, una nuova corrente di pensiero che prese il nome di naturalismo filosofico rinascimentale. I maggiori esponenti di questa corrente furono i tre meridionalisti Bernardino Telesio, Giordano Bruno, ciascuno dei quali, a proprio modo, intese interpretare la natura prescindendo da ogni presupposto metafisico e trascendentale; elemento comune comunque fu l’interesse per la natura e la critica al pensiero aristotelico.
Telesio fu filosofo e naturalista italiano, iniziatore della nuova filosofia della natura rinascimentale
Bernardino Telesio nacque a Cosenza nel 1509; compì i suoi studi dapprima sotto la guida di uno zio, poeta e letterato, poi si recò a Padova dove studiò fisica, medicina e filosofia venendo a contatto con la filosofia aristotelica della quale fu un forte oppositore.
Per diversi anni si ritirò in meditazione in un convento benedettino. In seguito soggiornò in varie città tra cui Roma e Napoli. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cosenza, ove morì nel 1588, dedicandosi agli studi filosofici della locale accademia che da lui prenderà in seguito il nome di Accademia Telesiana.
Telesio considera la natura come un mondo a sé che si regge su principi propri e può essere spiegata solo in base a questi principi escludendo ogni forza metafisica e la considera perfettamente autonoma; l’uomo, per conoscere la natura, non deve fare altro che affidarsi ai sensi, unica fonte della conoscenza che gliela rivelano.
Ritiene che la natura debba essere spiegata mediante due forze principali che agiscono in essa: il caldo (sole), forza dilatante e principio di movimento e il freddo (terra), forza condensante e principio di immobilità. Dalla loro unione si generano tutti gli esseri che sono più o meno animati a seconda della quantità di calore che contengono.
Da tale concezione deriva la dottrina secondo la quale vi è una continuità nella natura tra esseri organici e inorganici: tutti hanno una forma di sensibilità.
Da tale concezione deriva la dottrina secondo la quale vi è una continuità nella natura tra esseri organici e inorganici: tutti hanno una forma di sensibilità.
Nel 1565 appaiono i primi due libri della sua grande opera in nove volumi, De rerum natura juxta propria principia. (La natura secondo i propri principi) che suscitò grande scalpore per il suo attacco alla filosofia di Aristotele.
Con quest’opera il filosofo intendeva dare inizio ad una nuova scienza della natura che utilizzasse i principi che le sono propri e non più improntati alla metafisica. Telesio attribuisce all’uomo anche un’anima immortale, ma ciò non gli vieterà la condanna della sua opera da parte del tribunale dell’Inquisizione.
Dà grande importanza all’osservazione empirica e critica rigorosamente i tentativi di dedurre a priori i caratteri della realtà. In campo morale è coerente con la propria impostazione naturalistica.
Il contatto con le cose produce sensazioni di piacere o di dolore che sono alla base dei nostri giudizi su che cosa è bene e che cosa è male. La virtù consiste nello sviluppare un corso di azione che produca più piacere (quindi bene) che dolore. Il virtuoso dunque è colui che sa valutare in modo intelligente ciò che è utile e vantaggioso ai fini di una vita piacevole. Tale teoria rende l’etica autonoma dalla religione e conduce alla tesi che la virtù e il vizio trovano in se stessi il loro premio e la loro punizione e vanno giudicati sulla base delle conseguenze naturali che essi determinano.