L’Idealismo è quella corrente filosofica che esprime al meglio la sensibilità romantica; si sviluppa in Germania tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, a seguito della svolta Kantiana della teoria della conoscenza. I centri principali furono Jena e Berlino che accolsero nei loro circoli romantici il meglio della cultura tedesca. L’Università di Berlino, fondata nel 1810, si affermò subito come una delle Accademie più prestigiose d’Europa, grazie all’insegnamento di Fichte, Hegel e Schelling.
LA VITA
Fichte nasce a Rammenau, Germania, da una povera famiglia contadina; un nobile del luogo si prende cura dei suoi studi. Alla morte di costui il giovane si ritrova in misere condizioni, ma riesce ugualmente a proseguire gli studi di teologia. Aderisce alle idee della rivoluzione francese e alla filosofia di Kant al quale sottopone anche un suo scritto sulla religione, che viene erroneamente attribuito a Kant. Chiarito il tutto, Fichte riscuote una così grande fama da essere chiamato all’Università. Il suo insegnamento riscuote un grande successo come pure le sue opere. Nel 1799 pubblica a Berlino La Missione dell’uomo. Nell’inverno del 1807/1808, durante l’occupazione dell’esercito napoleonico a Berlino, pubblica i Discorsi alla nazione tedesca in cui esorta alla riscossa nazionale. Nel 1810 diviene Rettore dell’Università di Berlino e professore di filosofia. Muore qualche anno dopo per una malattia infettiva (colera) trasmessagli dalla moglie, a sua volta contagiata curando come volontaria i feriti durante la guerra napoleonica negli ospedali militari.
IL PENSIERO IDEOLOGICO
Fichte è il primo grande esponente e fondatore dell’idealismo tedesco. Inizialmente fa proprio il pensiero kantiano, ma poi vi muove delle critiche. Tutta la filosofia precedente a Fichte e all’idealismo, pensava che venisse prima il mondo, prima la realtà materiale, prima l’oggetto e poi il soggetto. Invece le cose secondo il pensiero di Fichte sono esattamente all’opposto. Tutti i filosofi precedenti partivano dall’oggetto, dalla cosa, dalla realtà. Fichte, invece, sostiene che bisogna partire dal polo opposto, cioè dal soggetto, dall’io, dalla coscienza eliminando completamente la cosa in sé (secondo Kant la conoscenza è fenomenica e tutto è quale appare al soggetto). Fichte si chiede cosa c’è alla base della conoscenza umana, qual è il principio fondamentale che regola il rapporto tra coscienza e realtà, il principio fondamentale della conoscenza. Secondo il filosofo questo principio è l’io.
L’IO COME AUTOCOSCIENZA DEL SOGGETTO
Che cos’è l’io? L’io è l’autocoscienza del soggetto, il riconoscersi, il definirsi da parte di un individuo pensante; esso è concepito non come una realtà di fatto, bensì come un atto, un agire dinamico, come attività pensante. L’io di Fichte è quindi coscienza di sé e del proprio pensiero. L’idealismo fichtiano è definito Soggettivo perché il filosofo pone l’Io puro, il Soggetto, lo Spirito, quale fondamento metafisico, principio assoluto della realtà. Come dobbiamo concepire l’Io Puro? Come mera, pura attività spirituale che Fichte pone come intuizione intellettuale. In altre parole all’idea della realtà concepita come oggetto, qualcosa di inerte, un ordine matematico, Fichte sostituisce l’idea della realtà come Soggetto. Ma cosa è un Soggetto? È Spirito che s’identifica come attività infinita.
La realtà, dunque, va identificata con il processo stesso dell’attività dell’Io puro. Potrebbe essere l’Io puro identificabile con Dio? Forse sì, ma non certamente il Dio della tradizione religiosa. L’Io puro, il Dio fichtiano è la stessa realtà che si autocrea all’infinito, è attività infinita.
La Filosofia di Fichte è un inno alla potenzialità ed alla creatività dello Spirito umano che deve infinitamente tendere alla piena realizzazione di se stesso. In altri termini il discorso di Fichte va inteso come l’esaltazione del pensiero e dell’intelligenza umana che nella sua attività perenne rappresenta la realtà e realizza pienamente la sua Umanità. I singoli uomini, espressioni finite di questo Spirito (Io puro) infinito, hanno il compito di imitarlo attraverso l’attività morale e la piena realizzazione della propria libertà e umanità. Il compito di ogni uomo consiste nell’esercizio del suo libero pensiero, ovvero nella realizzazione della propria spiritualità.
LA DEDUZIONE METAFISICA O ASSOLUTA
L’Idealismo di Fichte si fonda su tre principi della dottrina della scienza:
Tesi: L’Io pone se stesso
L’Io pone se stesso (con ciò Fichte intende dire che l’Io è assoluto, cioè libero da ogni limite, è autoproduzione e autocreazione e anche autocoscienza dal momento che è pensiero e ha se stesso come oggetto di pensiero).
Antitesi: L’Io oppone a sé il non-io
L’Io oppone a sé il non-io (la natura). È necessario che questo avvenga perché l’Io essendo pura attività deve realizzarsi in qualcosa di diverso da sé. Se l’Io è libertà, il non-Io è necessità. L’Io ponendo il non-Io si autolimita.
Sintesi: L’Io oppone nell’Io all’io divisibile un non-io divisibile
Questo terzo principio rappresenta la situazione concreta del mondo: nell’Io stesso, l’Io è limitato dal non-Io e il non-Io è limitato dall’Io.
La limitazione dell’Io da parte del non-Io costituisce l’aspetto teoretico dell’attività dell’Io; la limitazione del non-Io da parte dell’Io costituisce, invece, l’aspetto pratico dell’attività dell’Io, il quale modificando gli oggetti esplica la sua moralità.
Infatti, perché l’attività morale si possa realizzare è necessario che ci sia uno sforzo, che ci siano degli ostacoli, dei limiti da superare; che ci sia una resistenza, che è appunto il non-Io, il mondo esterno, la natura. Prima c’è il soggetto che sta in sé, poi c’è il soggetto che pone l’oggetto e, infine, c’è il soggetto che recupera l’oggetto riconoscendolo. Questo è molto vicino alla Trinità cristiana: c’è il Padre, poi il Padre che genera il Figlio e infine l’Amore tra i due (Spirito Santo).
Fichte pone, così, il primato dell’Io pratico sull’Io teoretico, dell’attività morale su quella conoscitiva.
“La tua missione – asseriva – non è il mero sapere, ma agire secondo il tuo sapere: Tu non esisti per contemplare e osservare oziosamente te stesso o per meditare malinconicamente le tue sacrosante sensazioni, no, tu esisti per agire, il tuo agire e soltanto il tuo agire determina il tuo valore”.
L’IDEALISMO ETICO
La filosofia di Fichte viene definita idealismo etico. Fichte afferma la superiorità della ragione pratica rispetto alla ragion pura (Kant). Per Fichte non esiste una realtà che sta per essere contemplata. “Non agiamo perché conosciamo, ma conosciamo perché siamo destinati ad agire”.
Compito dell’uomo è quello di diventare più uomo, cioè quello di diventare più razionale e più libero; l’uomo deve perfezionare la propria natura, arrivare a realizzarla in maniera più perfetta. Se l’uomo sprofonda nella materia sprofonda nel non-Io, pretende cioè di realizzarsi in qualcosa che è esterno a sé, e quindi invece di realizzarsi si perde.
Nell’opera La missione del dotto delinea la missione dell’uomo di cultura che è quella di guardare più lontano, proprio perché ha uno sguardo più lucido; deve vedere cioè quali sono gli ostacoli che si frappongono all’ulteriore liberazione dell’umanità; deve essere l’avanguardia dell’umanità che combatte per la propria libertà; deve essere quello che, con il suo lucido intelletto, scorge prima degli altri gli ostacoli e traccia la strada del progresso. In ogni momento l’uomo deve agire pensando che quel momento è un momento decisivo, perché in lui si gioca l’umanità, ma l’umanità che è in gioco in lui lo è in tutti gli uomini. Ogni momento in cui ci si lascia andare a esteriorità, a una banalità, a una dissipazione, ecc. è un momento in cui invece di vincere l’umanità, invece di far fare quell’altro piccolo passo avanti all’umanità sulla via della sua liberazione (capire un problema, rimuovere un ostacolo pratico, ecc.) vince l’esterno, vince cioè il non-Io.
Il cammino di liberazione per Fichte può avvenire solo in comunicazione con gli altri Io. Per Fichte il concetto di “Io” non è un concetto solipsistico, egoistico: l’Io è la struttura trascendentale comune a tutti gli uomini; quando parla di Io, parla in sostanza dell’umanità. L’ultimo periodo del pensiero di Fichte ha un’impostazione religiosa: identifica l’Assoluto con Dio e ciò anche per liberare la sua filosofia dall’accusa di ateismo.