È alla sua quarta pubblicazione Massimo Massa.
Nel tempo dell’assenza, edita da Oceano Edizioni, è una raccolta di poesie in cui il poeta ha cercato di raccontare l’uomo al di là delle apparenze esteriori, con le sue debolezze, i suoi sogni, le amarezze, le gioie e i sentimenti, un piccolo mondo proteso a contrapporre costantemente l’essere al divenire. La voglia di fare poesia è una conseguenza del suo modo di vivere, di affrontare la realtà con l’irruenza e la determinazione che gli appartiene, di vedere oltre la superficie delle cose, di cogliere in profondità verità nascoste, di riscoprire i sapori e i profumi di luoghi familiari e di esprimere sentimenti e sensazioni personali.
La vita e i sogni, i desideri e le speranze, i rimpianti e le amarezze, la verità e la consapevolezza sono tra queste pagine, astrazioni delle sue più intime emozioni in cui la poesia sembra dare un senso all’universalità del tutto, in una lotta continua tra la parte razionale e quella emotiva che c’è in lui.
La silloge del Massa si propone in tre registri poetici che ne assemblano i componimenti in definiti comparti: L’Assoluzione – In ogni battito del mondo – L’Essenziale, traducibili, se si vuole, in poesie del Sé, dell’Altrove, dell’Amore.
Le tre sezioni si strutturano attorno ad un equilibrio armonioso per formare inaspettate emozioni suscitate da versi profondi che fanno vibrare il cuore, prima che la mente, con sentimenti impercettibili solo a chi ha un animo privo di sensibilità.
Stante la casualità dei tragitti di incomunicabili silenzi, è bene procedere per intuizione nella lettura, lasciarsi ‘scorrere’ dentro i versi e, senza soverchie implicazioni né svuotamenti semantici né tentativi di semiotica interpretativa dei testi, lasciarsi pervadere dalla purezza primigenia delle parole e dalle immagini che esse suscitano, rendendo possibile l’individuazione dei motivi di fondo.
Così il giornalista Duilio Paiano nella sua prefazione al libro:
L’assenza – afferma Marcel Proust – è la più sicura, la più efficace, la più viva, la più indistruttibile, la più fedele delle presenze.
Rinfrancato dalle parole del grande scrittore e critico letterario francese, dopo un primo momento di perplessità determinato dal titolo di questa silloge, mi sono immerso nella lettura e ritemprato lo spirito peregrinando in una vaghezza quasi incantata, letteralmente trascinato lungo sentieri dell’anima colpevolmente e troppo spesso esiliati alla periferia dei miei pensieri e delle mie riflessioni.
Il poeta sollecita a riflettere, rimettendo la sua esperienza alle considerazioni del lettore. Lo fa, riuscendoci con maestria, impiegando una scrittura di elevata dignità letteraria, composta, austera, priva di fronzoli e inutili orpelli, “giocando” molto sulla punteggiatura che, volutamente “avara” rispetto alle consuete regole della grammatica, diventa valore aggiunto dell’impresa poetica; una singolarità stilistica che conferisce alla silloge senso di libertà e respiro universale che indirizzano il lettore verso interpretazioni personalizzate.
La parola fluida, scorrevole, intensa, fruga, rivela, evoca, traduce immagini concrete in un lirismo suggestivo e suadente a cui si aggiunge la ricercatezza linguistica che intensifica le emozioni, suscita sensazioni e sentimenti, trasporta il lettore nelle variegate sfumature della vita proprio per quella rispondenza profonda che c’è tra la parola poetica e la realtà oggettiva.
Non ci vuole poi molto per definire Massimo Massa un poeta lirico che canta l’amore e lo canta perché ama. Si intravedono, nei suoi versi, la reciprocità di un sentimento espresso attraverso un coacervo di sensazioni. La sublimazione del contenuto affettivo conduce alla reciprocità, ma una sottile tensione, espressa sommessamente tra un verso e l’altro, va a scontrarsi con una incolmabilità che porta al tormento, alla malinconia e alla proiezione della sua realizzazione del sogno nel sogno.