È stato definito uno dei più grandi imprenditori del mondo della seconda metà dell’Ottocento, certamente uno dei più intraprendenti e, per certi versi, anche geniali. Si tratta del foggiano Giuseppe Telfener, il cui cognome tradisce origini tirolesi in quanto appartenente a una famiglia di commercianti trasferitasi nel capoluogo daunio da almeno due generazioni.
Nato a Foggia nel 1836, abita con la famiglia nell’antico Palazzo Marzano Tafuri Telfener, tra via Arpi e piazza Mercato e, dopo aver studiato all’Università di Napoli, dispiega tutta la sua inventiva e l’eccellenza della sua preparazione tecnica in giro per l’Italia e per il mondo. La sua passione sono le ferrovie ed infatti lega nome e fama alla progettazione di nuove linee ferroviarie in Italia e nel resto del pianeta, con realizzazioni anche molto ardite e innovative entrate a pieno diritto nella storia del progresso dell’umanità.
Telfener vanta un’invidiabile solidità finanziaria che agevola i suoi investimenti e che gli deriva, in buona parte, dall’aver sposato in seconde nozze, il 15 marzo 1879, Ada Hungerford figlia del magnate statunitense Daniel E. Hungerford e sorella di Louise, a sua volta consorte di un altro imprenditore americano: John W. MacKay, magnate delle miniere e delle telecomunicazioni che Telfener coinvolge largamente nelle sue iniziative.
Telfener è un vulcano di idee che tenta sempre di trasformare in progetti concreti, a cominciare da un’avvincente impresa in Sudamerica: negli anni 1876-77 realizza in Argentina quella che è rimasta a lungo la linea ferroviaria più lunga dell’America latina. Lo fa attraverso la «Società Telfener», fondata nel 1873, infrangendo con tale appalto il tradizionale monopolio anglo-americano. Si tratta di circa 550 km di binari che uniscono Tucuman a Cordoba e che consacrano Telfener come uno dei più ingegnosi progettisti e costruttori di ferrovie di sempre.
A suo rientro a Foggia viene eletto consigliere comunale, diviene ufficiale della Guardia nazionale, quindi è investito del titolo di ‘conte’ dal re Vittorio Emanuele II. È l’anno 1877.
Nel 1879 sposa Ada Hungerford e l’anno successivo al matrimonio Telfener si rende promotore di un progetto per la realizzazione di una rivoluzionaria linea ferroviaria per collegare New York a Città del Messico. Il tecnico foggiano pensa di impiegare nei lavori di costruzione di questa colossale iniziativa circa 1.200 operai italiani, reclutati soprattutto nelle regioni settentrionali, che raggiungono il Texas nei primi mesi del 1881. Il pensiero di Telfener è di consentire alle maestranze italiane di fermarsi in Texas, una volta ultimati i lavori, concedendo loro in affitto le terre adiacenti al percorso della linea ferroviaria.
FOTO 1) La locomotiva Chimirri del 1895
FOTO 2) Locomotiva a Vallombrosa nel 1905 a Sant'Ellero
Tuttavia, qualche malinteso con lo Stato del Texas e ostacoli di carattere legislativo relativi alla disponibilità delle terre, impediscono che questo progetto venga completato. Per di più gli operai lamentano disagi di ordine logistico che li scoraggia dall’assecondare l’idea di Telfener. Alla conclusione del tratto tra Rosenberg e Victoria lungo 91 miglia (su un totale previsto di 351), nel luglio del 1882, Telfener è costretto ad arrendersi: il progetto diventa finanziariamente insostenibile, pur restando nella storia delle comunicazioni USA come il primo tentativo di un imprenditore italiano di inserirsi nel campo dell’industria ferroviaria statunitense.
Alla ferrovia viene attribuito il nome di «Macaroni Railroad», ispirato dai maccheroni che dall’Italia arrivano sulle mense degli operai. Sei piccole stazioni, costruite lungo questo tratto, assumono i nomi di altrettanti familiari di Giuseppe Telfener: Edna e Inez, le figlie; Louise, la cognata; Hungerford, il cognome del suocero; MacKay, quello di suo cognato; il suo stesso cognome, Telfener, sia pure leggermente deformato in Telfener. Sei stazioni che, nel tempo, diventano animati centri abitati.
Tornato in Italia, sia pur deluso, non rinuncia alla sua proverbiale vivacità progettuale: si mette subito al lavoro per realizzare la prima linea ferroviaria con percorso in salita, letteralmente “inventando” la cremagliera di cui deposita il brevetto: una robusta asta dentata inserita tra i due binari che serve per dare sicurezza alla marcia dei treni in salita. Il tratto interessato – prossimo alla Vallombrosa, in Toscana, tra Sant’Ellero e Saltino – si collegherà alla linea Firenze-Roma.
La Società appositamente costituita da Telfener riesce a ultimare i lavori in soli quattro mesi: da maggio a settembre del 1892. La rapidità nell’esecuzione è agevolata dall’esperienza maturata da Telfener negli Stati Uniti.
Dopo l’investitura a ‘conte’ da parte di Vittorio Emanuele II, mantiene ottimi rapporti con i Savoia, fino a diventarne amministratore dei beni. Dalla famiglia reale acquista Villa Potenziani, sulla via Salaria, ribattezzata Villa Ada in onore della moglie, successivamente rivenduta ancora ai Savoia.
Nella capitale, Telfener è protagonista di un’altra operazione di acquisto a fini di restauro: l’Anfiteatro di Augusto che intende rimodernare e riportare all’originario splendore. Difficoltà burocratiche gli impediscono di terminare il progetto e Telfener è costretto a rivendere lo storico manufatto. Su quell’area, nei primi decenni del Novecento verrà costruito il Vittoriano.
Tra le molteplici esperienze vissute da Telfener occorre annoverare anche una breve permanenza nel Parlamento italiano, eletto nel 1879 per il Collegio di Foligno, in Umbria, dove nel frattempo si era trasferito con la famiglia
Muore prematuramente, nel 1898, lasciando dietro di sé un alone di leggenda e la fama di uomo deciso, intraprendente, certamente ricco, che ha raccolto consensi convinti nel periodo in cui è vissuto. Si è mostrato sempre fiero delle sue origini foggiane e pugliesi che ha rivendicato e onorato in ogni circostanza. Come spesso accade, nella sua città natale, almeno fino ad oggi, non esiste alcuna testimonianza (strada, piazza, monumento o altro…) che ne perpetui il ricordo e le virtù, per restituirgli in termini di memoria almeno una parte di ciò che Giuseppe Telfener ha fatto per la sua terra.