L’ufficiale della Marina sovietica Vasili Alexandrovich Arkhipov (Staraya Kupavna, 30 gennaio 1926 – 19 agosto 1998) nasce in una famiglia contadina e studia prima nella Pacific Higher Naval School, quindi frequenta la Caspian Higher Naval School conseguendo la laurea in Ingegneria nel 1947.
CHI È VASILI ARKHIPOV
Che la carriera di Arkipov non sarebbe stata priva di occasioni cruciali che avrebbero richiesto sangue freddo e determinazione, appare chiaro già nel luglio 1961: impegnato da vice comandante e ufficiale esecutivo del nuovo sottomarino missilistico nucleare della classe Hotel K-19 in una serie di esercitazioni al largo della costa sud-occidentale della Groenlandia, va improvvisamente in tilt il sistema di raffredda-mento del reattore atomico, rischiando la fusione e una probabile catastrofe. Il comandante Nikolai Zateyev sollecita i tecnici a bordo di trovare una soluzione che scongiuri il peggio e dopo giorni di duro lavoro la fusione viene evitata ma non il contagio da radiazione del personale: muoiono quasi subito numerosi membri dell’equipaggio e altri quindici soccomberanno nell’arco di due anni.
Si salvano Zateyev e Arkipov, quest’ultimo gratificato con una medaglia per aver sostenuto e incoraggiato il suo capitano in una situazione di estremo pericolo.
KHRUSCEV E LE BASI MISSILISTICHE A CUBA
Intanto, nel sempre teso contesto della “Guerra fredda”, il presidente Nikita Khruscev progetta e costruisce, in accordo col suo omologo cubano Fidel Castro, basi missilistiche sull’isola caraibica, come deterrente nei confronti degli USA. Infatti, l’Unione Sovietica, pur essendo in grado di tenere sotto controllo l’intera Europa con i suoi missili, è priva di armi intercontinentali capaci di spingersi fino agli Stati Uniti.
GLI ATTRITI USA - URSS
Il 13 ottobre 1962 le relazioni tra le due potenze peggiorano ulteriormente: un aereo da ricognizione statunitense U-2, sorvolando Cuba, scatta fotografie che provano la presenza delle basi sovietiche. La tensione raggiunge livelli di altissimi, il mondo è col fiato sospeso ipotizzando le iniziative di ritorsione che il presidente americano John Fitzgerald Kennedy potrebbe decidere. Sarebbe un disastro senza precedenti per l’intera umanità, il possibile inizio di un Terzo conflitto mondiale.
ARKIPOV IRROMPE SULLA SCENA
A questo punto irrompe sulla scena Vasili Arkipov che, intanto, dall’1 ottobre, sta viaggiando in direzione di Cuba a bordo di un sottomarino B-59 (di cui è comandante in seconda), uno dei quattro di una flottiglia armata con missili nucleari, ciascuno con carica pari alla bomba sganciata su Hiroshima nell’agosto del 1945. I comandanti delle unità navali sono autorizzati ad utilizzarli a loro discrezione, e senza altro avviso da Mosca, purché la determinazione sia condivisa con il loro vice e il cosiddetto “ufficiale politico” che si trovano a bordo di ogni sottomarino.
Il 24 ottobre gli Stati Uniti attuano il blocco navale di Cuba e informano le autorità sovietiche che si sarebbero adoperati per costringere i sottomarini ad emergere ed essere identificati. Un rapporto che, però, non può essere trasmesso ai sommergibili sovietici a causa dell’elevata profondità in cui si muovono per sfuggire all’intercettazione americana.
Allorché il B-59 di Arkipov comincia a essere scosso dalle cariche di profondità lanciate da cacciatorpedinieri dell’US Navy, il comandante Valentin Savitsky ipotizza che sia scoppiata la guerra tra USA e URSS ed è tentato di lanciare in direzione degli Stati Uniti il missile nucleare in sua dotazione.
Dei tre ufficiali delegati a decidere collegialmente, l’unico a opporsi con forza è Vasili Arkipov, valutando che, non avendo ricevuto indicazioni da Mosca, un’azione del genere sarebbe stata imprudente. Suggerisce, invece, di emergere per riallacciare le comunicazioni con la capitale. Al termine di un’animata discussione si opta per l’emersione: il sottomarino si rende visibile alle unità navali americane che lo identificano e gli ingiungono di fare rotta verso l’Unione Sovietica.
L’UMANITÀ TIRA UN SOSPIRO DI SOLLIEVO
È il 27 ottobre 1962, termina un incubo, l’umanità tira un sospiro di sollievo dopo circa due settimane di tensioni elevatissime e rischi di un conflitto atomico. Il colonnello Arkipov, per la seconda volta in un anno, sale agli onori della cronaca per un atto di coraggio e di buon senso insieme. L’azione viene interpretata a Mosca come una resa rispetto alla potenza americana. Il tempo, sempre galantuomo in questi casi, induce a considerazioni più meditate: Vasili Karpov è riabilitato al punto di essere considerato alla stregua di un eroe “che ha salvato il mondo”.
GLI ULTIMI ANNI
Prosegue il suo servizio nella Marina sovietica, giungendo al vertice dell’Accademia Navale di Kirov. Si ritira dal servizio verso la metà degli anni ‘80 con il grado di vice ammiraglio, stabilendosi a Kupavna dove muore il 19 agosto 1998 per un tumore ai reni quasi certamente dovuto alle radiazioni che l’avevano colpito nell’operazione sul K-19 del 1961. Incredibilmente accomunato nella sorte a Nikolai Zateyev, deceduto soltanto nove giorni dopo.
Stanislav Petrov (di cui ci siamo occupati nello scorso numero di OceanoNews) e Vasili Arkipov: due uomini sconosciuti ai più, che pur avendo avuto un ruolo decisivo per le sorti dell’umanità, non troveranno mai gloria e riconoscimenti nelle pagine dei testi di storia.