La Sconosciuta

Un irripetibile momento di psicologia esistenziale

Maria Teresa Infante non smentisce se stessa e le sue opere precedenti – siano esse di narrativa che di poesia – e stupisce ancora una volta con il recente La Sconosciuta, un lavoro che sorprende per peculiarità di pensiero e d'impostazione, sottraendosi alla tradizionale classificazione “romanzo”, “saggio”, “poesia”. Probabilmente la verità è nel mezzo, offrendosi La Sconosciuta come un'interessante creazione di narrativa/poesia. Cercherò di spiegarne il perché più avanti.
Il testo è articolato in brevi capitoli (ma, poi, sono davvero capitoli nel significato più ricorrente del termine?) senza titolo e privi di una numerazione che li distingua. Per la verità un titolo ce l'avrebbero, ed è sempre lo stesso – “A un'ora dal Destino” –, alternativamente dedicati a “Lei” e “Lui”, che con l'Altra (La Sconosciuta) sono i protagonisti che animano questo intrigante lavoro letterario. “Lei” possiede un nome, Amanda, mentre “Lui” rimane nel limbo di un misterioso quanto impalpabile anonimato.


Il primo impatto sembrerebbe orientare il lettore verso un'opera di narrativa pura ma ci si accorge già dalle primissime pagine che la poesia le occupa generosamente con uguale dignità: versi, partoriti dalla vena dell'autrice e non solo, tutti rigorosamente funzionali alla storia rappresentata. Non minore vis poetica rivela la prosa che si giova della vena delicata e sicura di Maria Teresa Infante.
Anche la scrittura non tradisce il marchio d'originalità che connota l'intera opera: lesta, leggera, insinuante. Stesso pregio che caratterizza il periodare, mai pesante e ridondante, spesso conciso e dal piglio perentorio.
Assolutamente singolare la scintilla da cui scaturisce l'idea della vicenda proposta, con i due protagonisti incontrati alla stazione di Milano “rumorosa e frenetica”: dopo essersi salutati con sguardo dolce, tenendosi per mano, Lui sale sul treno. Lei, immobile sul marciapiedi, lo osservò sporgersi per un ultimo, malinconico sguardo prima che lo sportello, rinchiuso dal controllore, lo nascondesse alla vista. Nella feconda e fervida mente dell'autrice questa scena si tramuta in occasione per “costruire” un'avventura esistenziale che vive di lontananza, di pensieri, di ricordi e desideri, di quotidianità tormentata rispetto a cui la Infante si cimenta, con destrezza e lucida capacità intuitiva, in un esercizio d'introspezione che trasforma la storia in un piacevole saggio di psicanalisi. All'interno del quale il rapporto che s'instaura tra Lei e l'Altra, il suo Alter ego, si configura come un accattivante gioco di sovrapposizioni e scomposizioni di personalità che raggiungono effetti di grande godibilità ed eleganza.

Una trama c'è, o forse no. Immagino che il lettore l'individui in base alla propria sensibilità e alla personale prospettiva che lo guideranno a confrontarsi col testo. Più che per una trama intesa nell'accezione rituale del termine – con un suo palese filo conduttore – propenderei per un suggestivo succedersi di situazioni, di atteggiamenti e comportamenti, di stati d'animo, di sentimenti ed emozioni che fanno de La Sconosciuta un irripetibile momento di psicologia esistenziale.
“Lui” e “Lei” non dialogano direttamente. Parlano e comunicano per… interposto capitolo, quasi che ognuno di questi capitoli fosse una finestra aperta sul quotidiano dell'altro(a), vissuto e raccontato in forma impersonale, con stile surreale e diafano, nondimeno vivo e pulsante.
Il romanzo/poesia propone uno spaccato di realtà relazionale tra due individui che si amano e che può essere elevato a paradigma dei rapporti tra un uomo e una donna: ne evidenzia le debolezze e i difetti, ma riesce a esaltare le virtù di ciascuno e la passionalità del vincolo che si è instaurato tra di loro. È un romanzo della vita, dell'Amore che ne pervade le pagine e le arricchisce: L'Amore elevato a sentimento nobile – scrive l'autrice in Premessa – che non conosce destinazione o meta, che abbatte le barriere spazio-temporali e dei dettami societari, che non pretende e generoso si immola.
L'attrazione sessuale tra Lei e Lui beneficia di una rappresentazione offerta con estrema “innocenza” – com'è da sempre nelle collaudate corde dell'autrice – con garbo e pudore antico che sfiorano il sublime, distante dall'impronta trash cui spesso indulgono scrittori pure di grande notorietà e successo. È un altro dei numerosi valori aggiunti di cui può avvalersi La Sconosciuta.
Il Destino, infine, che rimane in agguato, imponderabile e indefinibile. Sembra potersi materializzare da ognuna delle pagine del romanzo, incombente ed enigmatico, sempre “A un'ora” dal suo compiersi. È il fil rouge che ne lega ogni parola e ogni pensiero, condizionando le azioni e le intenzioni di Lui, di Lei e dell'Altra.
La Sconosciuta si sviluppa toccando vette molto elevate di scrittura: forse altre opere della Infante palesano un'intensità emotiva e un pathos ancora più accentuati. Forse. Certamente, questa costituisce un modello assai interessante di tecnica della narrazione, destrezza espositiva, originalità della trama e articolazione del testo che si mantengono su livelli qualitativi esemplari e di sicuro e notevole effetto, confermando la grande versatilità dell'autrice. Mi spingo ad affermare che siamo in presenza di un ulteriore step verso la sua completa maturità creativa ed espressiva: operazione non agevole e neanche scontata, considerato il già eccellente livello delle opere finora prodotte, i numerosi e significativi riscontri di critica e gli altrettanto rilevanti successi riportati in concorsi letterari in Italia e in Europa.

Posted

05 Mar 2023

Critica letteraria


Duilio Paiano



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