FASCINO E MISTERO DELLE “MERAVIGLIE”
Il complesso delle piramidi di Giza, tra le quali spicca quella del faraone Cheope di cui ci siamo occupati nel numero scorso di OceanoNews, orienta lo sguardo e l’interesse su uno scenario tanto affascinante quanto misterioso: quello delle cosiddette “sette meraviglie del mondo antico” di cui la piramide di Cheope è la più antica e l’unica giunta fino a noi.
Si tratta di opere frutto della creatività e del genio di artisti che hanno operato all’interno di quella prolifica culla di cultura che è stato il bacino del Mediterraneo, lungo le cui rive si sono sviluppate e affermate civiltà di straordinaria nobiltà.
L’alone di mistero cui abbiamo accennato è riferito alla precarietà delle fonti e anche alla soggettività di una classificazione che ha selezionato soltanto sette “meraviglie”, a fronte di un cospicuo numero di opere che avrebbero meritato una segnalazione. Non solo, ma di alcuni di questi manufatti si sussurra che non siano neanche esistiti se non nell’immaginazione dei nostri antenati.
E tuttavia, pur nell’incertezza delle fonti, gli studiosi sono giunti a una definizione che restringe a sette le “meraviglie” degne di essere ricordate, quasi tutti concordi nel ritenere che la testimonianza più attendibile sia quella del poeta Antipatro di Sidone (170 – 100 a.C.). Le “meraviglie” che questi elenca sono situate in un ampio territorio che va dalla Mesopotamia al Peloponneso, dal Mar Egeo all’Egitto, fino alle coste dell’Asia Minore.
LE “MERAVIGLIE” IN SINTESI
Prescindendo dalla già trattata piramide di Cheope, le rimanenti sei “meraviglie” possono essere collocate in un arco temporale che approssimativamente si dipana dal 300 a.C. (Faro di Alessandria, Colosso di Rodi) al 590 a.C. (Giardini pensili di Babilonia). Costruite, dunque, oltre duemila anni fa, per ragioni le più disparate – soprattutto incendi e terremoti – soltanto rari frammenti hanno resistito al tempo e sono custoditi in musei.
I giardini pensili di Babilonia
I giardini furono realizzati nella città mesopotamica intorno al 590 a.C., in prossimità del fiume Eufrate, nell’odierno Iraq, e si suppone che raggiungessero i 75 piedi di altezza su un’enorme terrazza quadrata di mattoni disposta a gradoni come un teatro. Si dice che il re Nabucodonosor II li abbia fatti costruire per alleviare la nostalgia di sua moglie Amytis, originaria della Media dove tale usanza era molto diffusa.
Il tempio di Artemide a Efeso
Oltre all’Olimpo, il Sole non ha mai visto nulla di così grandioso, ha scritto Antipatro di Sidone, manifestando entusiasmo e ammirazione per questa “meraviglia” che, secondo il suo parere, superava in bellezza e fascino tutte le altre.
Lungo 115 m e largo 55, venne edificato con 108 colonne tra il 570 e il 560 a.C. e distrutto nel 356 a.C. per mano di un folle, di nome Erostrato, che vi appiccò un incendio.
.
Il mausoleo di Alicarnasso
Si tratta dell’immensa struttura sepolcrale che la moglie Artemisia fece costruire per il marito Mausolo, satrapo della provincia di Caria in Asia Minore. Il monumento si ergeva ad Alicarnasso (l’attuale Bodrun, in Turchia) e fu eretto tra il 353 e il 350 a.C. Aveva dimensioni ragguardevoli: il solo basamento misurava 47m per 41 e si elevava per 22m. A demolire il tempio-tomba è stato un terremoto nel XII secolo.
La statua di Zeus a Olimpia
È un’opera attribuita a Fidia, il più grande scultore greco dell’età classica, costruita nel 436 a.C. e ideata per completare il preesistente tempio di Zeus a Olimpia. La statua, dell’altezza di circa dodici metri e riccamente decorata con oro e avorio, rappresenta il re degli dei seduto in trono.
Ha dato lustro al tempio di Olimpia per oltre ottocento anni: nel IV secolo d.C., infatti, i sacerdoti cristiani convinsero l’imperatore romano a chiudere il luogo di culto e la statua fu trasferita a Costantinopoli, poi distrutta da un incendio nel 462.
Il colosso di Rodi
Era un’enorme scultura raffigurante Helios, il dio del sole. Fu costruita dai Rodiani tra il 304 e il 293 a.C. per celebrare la vittoria sul Demetrio Poliorcete, re dei Macedoni. Progettata dallo scultore Chares, con i suoi 30 metri, la statua è considerata la più alta del mondo antico.
A descrivere il Colosso di Rodi con dovizia di particolari è soprattutto Plinio il Vecchio il quale, però, a proposito della posizione, non chiarisce se si trovasse all’interno della città fortificata o all’imbocco del porto.
Il faro di Alessandria
Costruito tra il 300 a.C. e il 280 a.C. durante il regno di Tolomeo II, è da considerarsi, fra tutte, la più utile delle sette “meraviglie” del mondo antico perché indicava la strada ai mercanti che si avvicinavano al porto di Alessandria. Alta 134 metri, la sua luce poteva raggiungere una distanza di 48 chilometri, quella consentita dalla sua altezza e dalla curvatura della superficie terrestre.
Rimase in funzione fino al XIV secolo quando fu distrutta da due successivi terremoti.
MERAVIGLIE ANTICHE E MERAVIGLIE MODERNE
Quella finora narrata rappresenta la premessa di un filone storico-culturale che ha riscosso successo e attenzione tanto che alle “meraviglie” del mondo antico gli studiosi hanno fatto seguire quelle del mondo moderno. E dal 1972 anche L’UNESCO ha iniziato a selezionare siti ritenuti di particolare pregio per storia, significato e fattura: tutti entrati a far parte del cosiddetto “Patrimonio mondiale dell’umanità”. L’idea dei nostri antenati, insomma, si è rivelata vincente se ancora oggi risulta allettante l’inserimento in questa particolare e prestigiosa graduatoria.
E le “meraviglie” moderne saranno oggetto di un altro stimolante percorso che proporremo nel prossimo numero del nostro periodico.