L'angelo ribelle

Mariateresa Di Lascia, una vita spesa per rivendicare e difendere i diritti degli ultimi

Personaggio complesso quello di Maria Teresa Di Lascia, non nell’accezione negativa del termine, bensì per l’articolazione piuttosto fitta degli elementi caratteriali e culturali e per gli interessi che hanno animato i suoi anni.


Si è spenta a Roma il 10 settembre del 1994. Il suo romanzo postumo "Passaggio in ombra" ha vinto il Premio Strega l'anno successivo alla sua morte, avvenuta a 40 anni


Un personaggio che ha fatto discutere, che ha saputo dare origine a un dibattito socio-politico-culturale piuttosto acce-so e che ha finito per conquistarsi valutazioni elogiative trasversali. Una vita breve, la sua, e tuttavia ricca di fermenti e di valori fecondati dalla sua innata vivacità intellettuale. È stata un “angelo ribelle”, come l’ha efficacemente definita il giornalista suo concittadino Antonio Blasotta in un intenso profilo a lei dedicato: «Se esiste un paradiso, Maria Teresa Di Lascia ora siede tra gli angeli. Angeli come lei, anche se è stata la più ribelle di tutti».
Era nata il 3 gennaio 1954 a Rocchetta Sant’Antonio, piccolo centro dei Monti Dauni al confine con l’Irpinia e la Basilicata, dall’unione tra la mamma Ida Ricciutelli, giovane ostetrica comunale originaria di Fiuminata (Macerata) giunta a Rocchetta durante la seconda guerra mondiale, e Leonardo Di Lascia, secondogenita di tre figli.
Compiuti gli studi liceali nella vicina Lacedonia (Avellino), si era poi iscritta alla Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli con l’intenzione di assecondare il suo ben chiaro progetto di vita: diventare missionaria laica, girare il mondo e andare incontro ai bisogni dei più sofferenti e degli ultimi.
Gli studi, però, non vengono portati a termine in quanto Maria Teresa, giusto dopo tre anni di permanenza all’università, s’imbatte nel filone socio-politico che diventerà l’interesse preminente della sua breve esistenza: il Partito Radicale di Marco Pannella.
In quel momento svanisce la prospettiva di una Maria Teresa missionaria giramondo e si materializza la tenace attivista che dedicherà ogni giorno della sua vita alle battaglie per l’affermazione dei diritti civili. Era l’anno 1975. Nel 1982, divenuto Pannella segretario nazionale del Partito Radicale, volle che l’affiancassero quattro vice segretari: Maria Teresa Di Lascia, Giovanni Negri, Gaetano Quagliariello e Francesco Rutelli.
Per il Partito Radicale fu anche deputata nel corso della IX legislatura.

Mariateresa Di Lascia, scomparsa nel 1994 a soli 40 anni, ci ha lasciato in eredità una carriera politica nel Partito Radicale e la Lega Internazionale “Nessuno tocchi Caino” che ha fondato per l’abolizione della pena di morte nel mondo




Insieme al compagno Sergio D’Elia, poi divenuto marito soltanto pochi mesi prima della sua scomparsa, ha fondato l’associazione contro la pena di morte “Nessuno tocchi Caino”; ha coordinato con Adriano Sofri “Io digiuno” in solidarietà con le vittime delle guerre nei Balcani; ha incontrato il Dalai Lama; ha fondato un’associazione per tutelare i pazienti che scelgono di curarsi con l’omeopatia. Per citare soltanto alcuni dei filoni privilegiati dal suo impegno civile che nasceva dalla sua straordinaria sensibilità d’animo.


Se l’impegno socio-politico, con l’affermazione dei diritti civili a fungere da stella polare per il suo cammino, rimane la connotazione più significativa della sua personalità e del suo carattere, la componente letteraria di Maria Teresa non è da meno. Anzi, se possibile, possiamo affermare che è quella che l’ha consacrata universalmente e unanimemente.
Una produzione non cospicua, per ovvi motivi, ma che raggiunge vertici di elevato livello stilistico e poderoso valore contenutistico nel romanzo Passaggio in ombra e in quattro racconti che pur contribuiscono a delinearne passioni e propensioni: Compleanno, Veglia, La casa nuova, Emilio.

La sua investitura come scrittrice avviene nel 1995 – Maria Teresa è scomparsa il 10 settembre dell’anno precedente a causa di un tumore – con l’affermazione alla 49^ edizione del Premio Strega, proprio con Passaggio in ombra, un romanzo che l’aveva impegnata negli ultimi anni della sua vita.
Passaggio in ombra è un racconto autobiografico benché impostato su personaggi con nomi di fantasia ma chiaramente riconoscibili, in cui la storia della famiglia viene ripercorsa e analizzata con sapienza descrittiva e profonda capacità introspettiva. Emerge, inoltre, un originale affresco sulla Rocchetta Sant’Antonio degli anni della sua infanzia e, più in generale, sull’intero aggregato umano dei Monti Dauni.
– Il Meridione è sullo sfondo e nei protagonisti – scrive Francesco Giuliani nel suo Saggi, scrittori e personaggi. Nuove occasioni letterarie, Edizioni del Rosone, 2005 – ha la solida consistenza della realtà, e questo interessa all’autrice, che solo di rado concede spazio a confronti tra Nord e Sud, sempre lasciando intendere che mira ad altro.

Il suo nome tra i vincitori del premio Millelire e tra quelli del Premio Strega assegnatole postumo (nel 1995 un anno dopo la sua morte) per il romanzo “Passaggio in ombra”


La consacrazione di Maria Teresa si è celebrata nel suggestivo scenario di Villa Giulia, a Roma, la sera del 6 luglio 1995 aggiungendosi, nell’albo del Premio Strega, a scrittori ed opere che hanno fatto la storia della letteratura italiana dei 40 anni precedenti: Flaiano (primo vincitore nel 1947), Cardarelli, Pavesi, Alvaro, Moravia, Soldati, Cassola, Arpino, Bevilacqua, Cancogni, Levi, Eco, Pontiggia, Rea e Giuseppe Tomasi di Lampedusa con il Gattopardo, accomunato alla Di Lascia dalla singolare analogia di essere un vincitore postumo del prestigioso Premio.
Al termine della cerimonia, tutti sul palco del ninfeo di Villa Giulia: addetti ai lavori, scrittori, giornalisti a caccia di testimonianze. Anche Guido Alberti, fondatore del Premio unitamente a Maria Bellonci nel lontano 16 febbraio 1947. È Sergio, naturalmente, che ha annunciato che il patrimonio intellettuale ed umano della consorte avrebbe trovato nuove e più continue forme di valorizzazione finalizzate soprattutto ad una battaglia per l’abolizione della pena di morte. Anche i fratelli Antonio e Franco, e papà Leonardo (poi scomparso nel 1999), emozionato quanto basta ma altrettanto forte per ergersi a testimone di un rapporto privilegiato e silenzioso con la sua Maria Teresa.
C’erano tutti, su quel palco, sotto i riflettori delle televisioni, i flash dei fotografi e tra i microfoni dei giornalisti, compreso chi scrive questa nota.
Tutti, nella indescrivibile confusione che caratterizza i momenti conclusivi delle grandi prove. C’era anche Maria Teresa, la più presente di tutti, nelle parole di tutti, nei pensieri di tutti.
Prepotente e penetrante, nella coscienza di tutti. Anche questo è stato, come nel suo stile, un «passaggio in ombra».

Posted

10 Oct 2020

Storia e cultura


Duilio Paiano



Foto dal web





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