Il Radesca Di Foggia

Musicista di talento e precursore del melodramma italiano. Omaggio ad Enrico Antonio, il grande musicista del ‘500 orgoglio dei foggiani

Il personaggio oggetto di questa breve ricerca non rientra fra i più noti del panorama culturale della Puglia.
Con qualche colpevole rammarico, però, perché , musicista foggiano vissuto tra il XVI e il XVII secolo, è stato un raffinato compositore promotore di un movimento musicale tra i più significativi, benché non sempre conosciuto dai non addetti ai lavori.
Le produzioni di Radesca, infatti, da un punto di vista squisitamente storico-musicologico si offrono come riferimento indifferibile nella prima fase della monodia italiana del Seicento.


La monodia, appunto:
«Questo termine già corrispondente in proprio ai monologhi frequenti nel teatro classico, oggi designa, presso i musicologi, il canto a una voce reale (eseguito sia da una, sia da più persone) con o senza accompagnamento. (…) Considerata fenomenicamente, la monodia appare come la manifestazione più semplice del fatto musicale, e naturalisticamente ne appare anche la primigenia. A posizioni parimenti naturalistiche conduce anche il concetto wagneriano dell’arte nata da una originaria espressione sintesi di gesto-parola-suono. In queste concezioni si neglige il carattere di totale sintesi lirica, comune a tutte le espressioni artistiche, per il quale complessità è nella monodia quanto nella polifonia e per il quale monodia (cioè canto) altro è che flessione fonica del parlare comune, e parimenti altra ne è la posizione storica». (www.treccani.it)

Dunque, un genere musicale quasi di nicchia, o comunque per esperti che praticano o studiano questo particolare segmento musicale, che di per sé è poco incline a concedere fama e notorietà ai suoi autori e praticanti. Eppure, al di là del merito già evidenziato in precedenza, la monodia è il movimento artistico ed estetico che all’epoca di Monteverdi (anch’egli autore apprezzato all'interno di questo genere e contemporaneo di Radesca) condizionò la nascita del melodramma.
Basterebbe aver messo in risalto questo collegamento per capire la “nobiltà” e l'importanza della monodia. Soprattutto perché nel melodramma sono presenti elementi della tragedia greca, da cui appunto discende, in cui si uniscono musica e recitazione. Il melodramma fu diffuso in tutta Italia, e fu divulgato anche nel resto d’Europa in Francia e in Germania.
Le opere più note e più rappresentate appartengono ad autori dell’Ottocento (Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Mascagni, Puccini...) mentre viene completamente ignorato il repertorio di due secoli importanti come il 1600 e 1700 che pure hanno dato alla luce capolavori del barocco fiorentino, mantovano, veneziano e napoletano. Questo, in sintesi, lo scenario artistico-musicale-letterario in cui è sfociata la monodia di cui Enrico Radesca fu apprezzato e ricercato compositore.
Egli, come detto, era nato a Foggia, certamente nei primissimi anni del decennio 1570 (qualcuno azzarda l’anno 1574) ma dispiegò il suo talento in Piemonte, dove giunse nel 1597.
Prima di approdare nel capoluogo piemontese, Radesca fu protagonista di una vita piuttosto movimentata, assecondando le varie tappe della sua formazione, ma non solo.
Secondo il musicologo professor Dinko Fabris (in: Agostino Ruscillo, Enrico Antonio Radesca di Foggia, www.facebook.com) si può ipotizzare anche per lui «il classico viaggio di formazione a Napoli, tappa obbligata per i compositori meridionali fino alla fine dell’Ottocento, e quindi a Roma, come fu per il torremaggiorese Luigi Rossi».

Enrico Antonio Radesca, vissuto tra le fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, è stato un grande compositore e organista barocco, attento ad ostentare orgogliosamente la sua origine foggiana in tutte le sue composizioni

Da Roma, quindi, Radesca avrebbe raggiunto il Piemonte grazie a un ‘corridoio’ di relazioni che nel frattempo si era andato costruendo.
Si sa anche che fu arruolato con la Repubblica di Venezia e combatté in Dalmazia. Partecipò poi alla prima guerra del Monferrato (1613)«con arme et cavalli a sue spesespese – come scrive Marco Giuliani in www.treccani.it: dovette dunque avere un grado e un censo più elevato di quello di un comune soldato. Si suppone ch’egli fosse versato nelle arti marziali e forse anche gentiluomo»..

In ogni caso, Radesca giunse in Piemonte, a Vercelli, dove approfondì ulteriormente i suoi studi musicali; quindi, nel 1601 approdò a Torino. Nel capoluogo piemontese, fino al 1615, fu organista della Cattedrale e nello stesso anno divenne direttore del coro. Fu poi maestro di Cappella alla Corte del Principe Amedeo di Savoia, prima al servizio di don

Amedeo,figlio di Carlo Emanuele I, poi maestro della cappella ducale dello stesso Emanuele I, guidata dal compositore palermitano Sigismondo d’India al quale successe nel 1617.
Tuttavia va precisato che, probabilmente, Radesca vide germogliare i primi segnali della passione che gli avrebbe dato notorietà proprio nella sua città natale, considerata «la fama musicale che la Puglia ed anche Foggia avevano sparso nella prima metà del XVI secolo, forse retaggio dei leggendari tempi di Federico II di Svevia». (www.manganofoggia.it).

«Circa la sua formazione musicale – afferma il professor Agostino Ruscillo, si può avanzare l’ipotesi che Radesca abbia potuto apprendere i primi rudimenti musicali nella Foggia di fine Cinquecento: che fin dal tardo Rinascimento la città pugliese fosse sede di un vero e proprio culto per la musica, e segnatamente.per il canto sacro, è testimoniato da una serie di documenti conservati presso il locale Archivio Storico Diocesano». .

Le lacune più gravi della sua biografia riguardano la sua data di nascita, collocabile intorno al 1570 o al 1574, e la sua formazione musicale, in altre parole tutto il periodo foggiano fino al suo arrivo in Piemonte nel 1597

Radesca scrisse musica sacra e profana: appartengono al primo genere, tra le altre, una Messa con mottetti, data alle stampe a Venezia, e Messe et motetti a 8 v. con b.c. Libro primo, Op. XI che contiene due messe e dodici mottetti. La sua produzione “profana” è ricca di canzonette, madrigali e arie. Dal 1605 al 1610 pubblicò quattro libri di Canzonette, madrigali et arie alla romana a due voci, per cantare et sonare con il chitarrone o spinetta. Il primo dei quattro volumi fu edito a Milano.
Radesca, soprattutto per le sue pubblicazioni del primo decennio del Seicento, fu costretto a rivolgersi agli stampatori del capoluogo lombardo non essendoci, a quei tempi, editori di musica in Piemonte. Durante questo periodo ebbe rapporti di lavoro con la stamperia milanese Tini e Besozzi.
Enrico Radesca morì a Torino nel 1625 e fu sepolto in S. Silvestro.
«Aveva prestato servizio per i Savoia fino all'anno della morte. Nel luglio 1626 il duca autorizzò l'unica figlia, Anna Maria, nata da una relazione extraconiugale ma naturalizzata nel 1619, a ereditare i beni del genitore». (M. Giuliani in: www.treccani.it)
Egli è stato senza alcun dubbio un musicista versatile e fecondo e, per certi versi, anche precursore dei fermenti e dei movimenti musicali che sarebbero comparsi di lì a qualche decennio sulla scena culturale italiana ed europea.
Rimane un vanto per Foggia e la Puglia che ha onorato non soltanto con il talento e la creatività ma anche impegnando cuore e sentimenti. Questo legame è confermato dalla sua abitudine a firmarsi come Il Radesca di Foggia, formula che veniva impiegata allorquando il luogo d’origine (Foggia, in questo caso) possedeva tradizioni e meriti tali da trasferire all'artista qualità e importanza per esaltarne valore e virtù.

Posted

07 Nov 2020

Storia e cultura


Duilio Paiano



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