Charles Baudelaire nasce il 9 aprile del 1821 a Parigi da Caroline Archimbaut-Dufays e da Joseph-François Baudelaire, capo degli uffici amministrativi del senato.
In seguito alla morte prematura del padre, Caroline sposa un aitante tenente colonnello il quale, intriso di perbenismo borghese, si guadagnerà l’odio del figliastro. Ed è proprio nei rapporti con la famiglia, e in particolare con la madre, in cui si gioca gran parte dell’infelicità e del disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita.
A soli diciannove anni infatti, Charles abbandonerà la famiglia per seguire una vita sregolata e bohémienne, segnata da difficoltà economiche e dall’uso dell’alcol e delle droghe.
Nel 1833 entra al Collège Royal ma poco dopo si imbarca sul Paquebot des Mers du Sud, diretta nelle Indie; un viaggio che gli consentirà di conoscere altri mondi e culture, in cui scoprirà una dimensione lontana dalla decadenza mondana e culturale che grava sull’Europa.
GLI INCONTRI DELLA SUA VITA
Fa ritorno a Parigi nel 1842 e dopo aver conosciuto un grande poeta come Gerard de Nerval, si avvicina a Gautier. La simbiosi tra i due è totale e Charles vedrà in lui una guida morale e artistica.
Nello stesso periodo conosce Jeanne Duval, con la quale inizia una lunga ed un’intensa relazione. La bellezza esotica e suo fascino saranno fonte di ispirazione di molte liriche del giovane poeta. Musa ispiratrice dunque, non solo per ciò che riguarda l’aspetto erotico e amoroso della sua produzione poetica, ma anche per quel timbro intensamente umano che traspare in molte sue poesie.
Il 1845 segna il suo esordio come poeta; qualche anno dopo pubblica la raccolta di poesie I fiori del male, un capolavoro assoluto che sconcerta la critica del tempo. Il libro fa parlare di sè, ma più che di successo letterario vero e proprio, si potrebbe parlare di scandalo e di curiosità morbosa tanto da essere accusato per immoralità.
GLI ULTIMI ANNI
Baudelaire è depresso e la sua mente è sconvolta; tenta il suicidio. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all’Acadèmie francaise, lascia Parigi per Bruxelles, ma anche nella città belga non mancano le difficoltà nei rapporti con la società borghese.
Malato, cerca nell’hashish, nell’oppio e nell’alcol il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo ucciderà a soli 46 anni.
Baudelaire è sepolto nel cimitero di Montparnasse, insieme alla madre, accanto alla tomba del patrigno che da vivo aveva sempre detestato. Nel 1949 la Corte di Cassazione francese riabilita la sua memoria e la sua opera.
LE OPERE
Baudelaire è il precursore per eccellenza della corrente letteraria del Decadentismo, che si sviluppò tra la fine dell’800 e gli inizi del ’900. La sua opera maggiore, considerata uno dei classici della letteratura francese e mondiale, è Fleurs du mal (I fiori del male) . La prima edizione fu pubblicata nel 1857 dalla casa editrice Auguste Poulet-Malassis.
LA POETICA
Baudelaire è considerato uno dei più grandi poeti francesi. Incompreso dai suoi contemporanei, non ancora pronti per apprezzare la sua poesia innovativa e provocatoria espressa attraverso tematiche scabrose, incarna oggi la modernità letteraria, anche se la società odierna, apparentemente abituata ad ogni genere di provocazione e pur ammettendo la sua grandezza, rifugge da quell’estremismo e inquietudine che incita continuamente il suo modo di vivere legato al perenne affanno di chi fa fatica ad adattarsi a certe sofferenze derivanti da una realtà di calma apparente.
Alla base delle opere di Baudelaire, infatti, vi è una visione pessimistica del mondo: per lui la modernità non riesce ad apprezzare realmente il bello che si raggiunge solo attraverso il dolore. L’unica soluzione per espirare tutti i mali è la morte, che giunge come salvezza. Questi sono solo alcuni dei temi ricorrenti nelle opere di Baudelaire. Tuttavia, nonostante questo suo pessimismo, Charles ci regala alcuni dei momenti più intensi della poesia e della letteratura francese.
Ciò che a lui interessa è la creatività… ciò che odia è la desolazione, è l’inferno del degrado. Si disegna qui il suo dramma personale, la sua consapevolezza di essere e di sentirsi dilaniato fra i due opposti richiami di Dio e Satana. Ecco perché venne considerato il cantore del peccato e del satanismo.
Eppure i suoi versi – come disse Paul Valéry, maestro del simbolismo – sono un mélange di solennità, di calore e di amarezza, di eternità e di intimità, una combinazione di carne e spirito, che ci rivela oggi uno scrittore che manifesta tutta la sua novità interiore, il suo percorso spirituale, molto al di là del realismo romantico, delle evanescenze, delle ironiche e strambe fantasie.