Pasolini, l’intellettuale di borgata, filosofo della libertà

Un anticonformista dalla genialità poliedrica che ha donato
al cinema capolavori insuperabili

Pier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo del 1922 a Bologna, primogenito di Carlo Alberto, tenente di fanteria, e Susanna Colussi, maestra di scuola elementare.
Nel 1928 il suo esordio poetico: Pier Paolo annota su un quadernetto alcune poesie accompagnate da disegni. Il quadernetto, a cui ne seguirono altri, andrà perso nel periodo bellico.
Conclusi gli studi liceali, a soli diciasette anni si iscrive all’Università di Bologna, facoltà di lettere.



In questo periodo collabora con il periodico bolognese Il Setaccio e scrive poesie in friulano e in italiano, che saranno raccolte in un primo volume, Poesie a Casarsa. Con alcuni amici letterati friulani crea l’ “Academiuta di lenga frulana”.

DALL’ESERCITO AL FRIULI
Durante la seconda guerra mondiale, viene arruolato nel 1943 ma, all’indomani dell’8 settembre, disobbedisce all’ordine di consegnare le armi ai tedeschi e fugge per stabilirsi con la famiglia a Versuta, al di là del Tagliamento, luogo meno esposto ai bombardamenti alleati e agli assedi tedeschi. Qui insegna ai ragazzi dei primi anni del ginnasio. La morte del fratello Guido, aggregatosi alla divisione partigiana “Osoppo”, avrà effetti devastanti per la famiglia Pasolini.
Nel 1945 si laurea e si stabilisce definitivamente in Friuli dove lavorerà come insegnante.

LA MILITANZA IN POLITICA
Nel 1947 comincia la sua militanza politica. Si avvicina al PCI collaborando al settimanale Lotta e lavoro, anche se non viene visto di buon occhio nel partito, soprattutto dagli intellettuali comunisti friulani. Le ragioni del contrasto sono linguistiche. Gli intellettuali scrivono utilizzando la lingua del novecento, Pasolini quella del popolo, inammissibile per molti comunisti che vedono in lui un sospetto disinteresse per il realismo socialista e un’eccessiva attenzione per la cultura borghese. Questo, di fatto, è l’unico periodo in cui Pasolini si sia impegnato attivamente nella lotta politica, anni in cui scrive e disegna manifesti di denuncia contro il costituito potere democristiano.

IL PERIODO ROMANO
Coinvolto in questioni giudiziarie, accusato di corruzione di minore, perde il posto di insegnante. Lascia il Friuli per trasferirsi a Roma; saranno anni difficili, d’insicurezza, di povertà, di solitudine, proiettato in una realtà del tutto nuova e inedita; quella delle borgate romane.
Lavora come generico a Cinecittà, fa il correttore di bozze e vende i suoi libri nelle bancarelle rionali finché non insegna in una scuola di Ciampino. Sono gli anni in cui, nelle sue opere letterarie, trasferisce la mitizzazione delle campagne friulane nella cornice disordinata delle borgate romane, da cui prende spunto il suo processo di crescita.

IL SUCCESSO E LE DISAVVENTURE
Messi definitivamente alle spalle i difficili primi anni romani, nel 1954 abbandona l’insegnamento e l’anno successivo pubblica il romanzo Ragazzi di vita, che ottiene un grande successo, sia di critica che di lettori. Il giudizio della sinistra, e in particolare del PCI, è tuttavia in gran parte negativo. Il libro viene definito intriso di “gusto morboso, dello sporco, dell’abbietto, dello scomposto, del torbido.”
Negli anni successivi, Pasolini diventa uno dei bersagli preferiti dai giornali di cronaca nera, accusato di reati al limite del grottesco: favoreggiamento per rissa e furto; rapina a mano armata ai danni di un bar limitrofo a un distributore di benzina a S. Felice Circeo. Il processo tuttavia ne sentenzia l’assoluzione.


La passione per il cinema tuttavia lo tiene molto impegnato. Nel 1957 collabora al film di Fellini Le notti di Cabiria, stendendone i dialoghi nella parlata romana, poi firma sceneggiature insieme a Bolognini, Rosi, Vancini e Lizzani.

Nel 1961 realizza il suo primo film da regista Accattone che viene vietato ai minori di diciotto anni e suscita non poche polemiche. Nel 1962 dirige Mamma Roma. Nel 1963 l’episodio La ricotta, viene sequestrato e Pasolini è nuovamente sotto accusa, imputato per reato di vilipendio alla religione dello Stato.
Negli anni successivi dirige molti film tra i quali Il Decameron, I racconti di Canterbury e Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Nel 1973 comincia la sua collaborazione al Corriere della sera, con interventi critici sui problemi del paese.

UNA MORTE MISTERIOSA

La mattina del 2 novembre 1975, sul litorale romano a Ostia, viene ritrovato il cadavere di un uomo. Sarà Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo Pasolini. Nella notte i carabinieri fermano un giovane, Giuseppe Pelosi, detto “Pino la rana”, alla guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà proprio di Pasolini. Il ragazzo confessa l’omicidio raccontando di aver incontrato lo scrittore alla Stazione Termini, e dopo una cena in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del cadavere. Qui, secondo la versione di Pelosi, il poeta avrebbe tentato un approccio sessuale, e vistosi respinto, avrebbe reagito violentemente. Percosso a colpi di bastone e travolto dalla sua stessa auto dal Pelosi, Pasolini perderà la vita. Ancora oggi tuttavia, a quasi cinquanta anni dall’atroce scomparsa, la morte di Pier Paolo è avvolta nel mistero.



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Pasolini ha scritto la storia della società italiana contemporanea, muovendo una forte critica alla perdita delle tradizioni agricole a causa dell’imporsi del consumismo. Tra i primi a denunciare il Potere dell’Apparire che, soprattutto a ridosso del fenomeno televisivo, si è imposto in maniera totalitaria e devastante al di sopra di ogni parte politica e ideologica.
In particolare il suo pensiero si sforza di recuperare quella “Parola” che distingue in maniera categorica la diversità dell’essere dall’omologazione dell’apparire nella nostra epoca.

LE SUE OPERE
Nelle opere di Pier Paolo Pasolini è evidente la tristezza di uomo moderno che si affanna nella ricerca della verità. Estremamente critico verso la società del suo tempo, Pasolini disse che a un inferno medievale con le vecchie pene si contrappone un inferno neocapitalistico.
Sempre molto apprezzati dai giovani sono Ragazzi di vita e Una vita violenta, romanzi in cui Pasolini ha utilizzato un linguaggio tutto suo, a metà tra il gergo e il dialetto. In entrambi i libri i protagonisti sono i giovani di borgata e il loro mondo viene descritto con estrema precisione, quasi si trattasse di un documentario, e con un amore spassionato.
Lo stile è sempre incisivo e provocatorio e mira ad accentuare gli aspetti più amari e crudi della vita, arrivando a metterne in evidenza anche gli aspetti più ripugnanti. A tratti comico, più spesso drammatico.

Posted

26 Feb 2022

Storia e cultura


Massimo Massa



Foto dal web





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