Rabindranath Tagore: il maestro indiano dell’armonia universale

Poeta, romanziere, drammaturgo, filosofo, pittore e musicista bengalese, insignito del premio Nobel alla letteratura nel 1913. Contribuì in maniera rilevante alla crescita della mutua comprensione tra la civiltà occidentale e quella indiana

Nato nel quartiere Jorasanko di Calcutta, capitale dello Stato federato del Bengala Occidentale (India) nel 1861 da una famiglia aristocratica e ricca, illustre anche per tradizioni culturali e spirituali, Rabindranath Tagore (Rabíndranáth Thákhur) è conosciuto semplicemente come Tagore, ma anche con il nome di Gurudev.



Sin dall’infanzia studia la lingua inglese e legge i poeti bengalesi cominciando a comporre le prime poesie a otto anni.
Dotato di una straordinaria creatività artistica, si appassiona alla scrittura e alla poesia, alla musica, alla danza e alla pittura.
Compone liriche, scrive racconti, novelle e opere teatrali, dipinge quadri a cui affianca la musica componendo centinaia di canzoni popolari che saranno poi conosciute anche in occidente grazie all’uso del linguaggio colloquiale tipico della letteratura bengalese, liberata dai modelli tradizionali basati sul sanscrito classico (lingua indeuropea attestata in India a partire dal sec. X a.C.).
La sua attività artistica di poeta, musicista e compositore, scrittore di racconti, novelle e opere teatrali, saggista, drammaturgo, pittore, nonché la sua personale visione filosofico-religiosa sarà nel tempo conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

GLI STUDI IN EUROPA
Nel 1877 si trasferisce nel Regno Unito su volere del padre Debendranath, noto riformatore indù e mistico, per studiare diritto e diventare avvocato. Nei suoi tre anni di permanenza in Europa ha modo di approfondire ed apprezzare la cultura occidentale. Rientrato in India nel 1880 senza aver completato gli studi, Tagore decide di dedicarsi all’amministrazione delle sue terre e alla sua arte.

L’ABODE OF PEACE
Nel 1901 crea nel West Bengal rurale, a Santiniketan presso Bolpur, a circa cento chilometri da Calcutta, l’Abode of Peace (in indiano significa “dimora di pace”) una scuola con la quale cerca di fondere il meglio delle tradizioni e delle filosofie indiane con quelle occidentali, attuando concretamente i propri ideali pedagogici. Gli alunni vivono liberamente, a stretto e immediato contatto con la natura; le lezioni consistono in conversazioni all’aperto, secondo l’uso dell’India antica. La scuola, dove lo stesso Tagore tiene conferenze di natura filosofica e religiosa, si fonda sugli antichi ideali dello Ashram (Santuario della foresta, un romitaggio dove i saggi vivono in pace in mezzo alla natura tra pratiche spirituali, meditazione e yoga), affinché, come lui stesso afferma, «gli uomini possano riunirsi per il supremo fine della vita, nella pace della natura, dove la vita non sia solo meditativa, ma anche attiva».
Nel 1921 diventerà poi Università Visva-Bharati.

PORTAVOCE DELL’INDIPENDENZA
Gli anni di tristezza derivanti dalla morte di sua moglie e i suoi figli tra il 1902 e il 1907 si riflettono nella sua poesia. Dal 1912 Tagore trascorre lunghi periodi fuori dall’India, tenendo conferenze in Europa, nelle Americhe e nell’Asia orientale e diventando un eloquente portavoce per la causa dell’indipendenza indiana.

IL NOBEL PER LA LETTERATURA
Considerato l’eccezionale artista creativo dell’India del primo Novecento, nel 1913 diventa il primo non europeo a ricevere il premio Nobel per la letteratura e nel 1915 viene nominato cavaliere da re Giorgio V, anche se nel 1919 lo ripudia come protesta contro il massacro di Amritsar (Jallianwalla Bagh) quando le truppe britanniche ammazzarono 400 manifestanti indiani.




IL SUO IMPEGNO PER L’INTEGRAZIONE TRA LE DIVERSE CULTURE
Diversamente dal pensiero di Gandhi, il quale con la disobbedienza civile organizzò il nazionalismo indiano sino a scacciare gli inglesi, Tagore si propone di conciliare e integrare in India le diverse culture. Un’impresa ardua. Tuttavia gli è di sostegno l’esempio sociale del nonno che, nel 1928, fonda il “Sodalizio dei credenti in Dio”, integrando il monoteismo cristiano ed il politeismo induista. Per un lungo periodo Tagore viaggia tra Oriente ed Occidente per tenere numerose conferenze e divulgare la propria filosofia.

LA POETICA DI TANGORE
Il pensiero teologico che risiede alla base di tutta la produzione artistico-religiosa di Tagore viene espresso organicamente soprattutto nell’opera Sadhana, in cui raccoglie una scelta delle conferenze tenute nella sua scuola di Santiniketan.
Tagore è un mistico. La sua opera immaginativa e profondamente religiosa è impregnata del suo amore per la natura e la terra. A partire dalla contemplazione della natura vede in ogni sua manifestazione la permanenza immutabile di Dio e quindi l’identità tra l’essenza di ogni uomo e quella dell’universo.
La sua poesia dunque si concentra su Dio e sull’io. Tutto il resto appare come il contesto in cui ha luogo questo rapporto, e contribuisce al gioco che fanno Dio e l’uomo. Forse l’uomo stesso è un giocattolo, “un brandello di una nube autunnale” in un cielo che è Dio. Il cielo è permanente, la nube no.
L’invito a cercare il significato dell’esistenza nella riconciliazione con l’universale - e con l’essere supremo - percorre tutta la filosofia indiana; in questo contesto Tagore è stato uno dei maggiori maestri nel XX secolo.
Molte delle sue opere sono in lingua bengali che egli stesso ha tradotto in inglese. I suoi lavori hanno avuto un’ampia diffusione e sono state tradotte anche in altre lingue, tra cui lo spagnolo, l’italiano, il portoghese e il francese.


Posted

22 Aug 2021

Storia e cultura


Massimo Massa



Foto dal web





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