Evemero Nardella e i classici napoletani

Foggiano, musicò testi di Ernesto Murolo, E. A. Mario e Libero Bovio

«Fu un compositore limpido e cristallino, ed assai rigoroso, come gli avevano insegnato i suoi maestri De Nardis, Martucci e Serrao».« Con queste parole Raffaele Cossentino tratteggia la figura e la personalità di Evemero Nardella nella sua opera La canzone napoletana dalle origini ai giorni nostri. Storia e personaggi (Rogiosi Editore, 2013).

Evemero Nardella è un nome che dice poco, al di là della cerchia degli addetti ai lavori e degli appassionati della canzone napoletana.

In realtà, il nostro personaggio – nato a Foggia il 25 settembre 1878 e morto a Napoli, nella sua casa al Vomero, il 23 aprile 1950 – è stato uno dei protagonisti del movimento culturale partenopeo che ha avuto nella canzone classica napoletana una delle sue massime espressioni. Nardella, di questo movimento che ha prodotto alcuni dei capolavori musicali più conosciuti e divulgati in tutto il mondo, si è affermato come riferimento di grande prestigio, musicista compositore e direttore d’orchestra.
Siamo nel periodo storico che va dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento, quando Napoli e i suoi fermenti culturali potevano contare su protagonisti di assoluto rilievo quali Libero Bovio, Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Rocco Galdieri, E. A. Mario, Edoardo Nicolardi e tanti altri ancora. Studiosi e letterati affermati come scrittori, giornalisti e poeti che hanno regalato al mondo della musica testi memorabili da cui sono nate alcune delle più belle canzoni di sempre.
Il pugliese Evemero Nardella, nato a Foggia ma trasferitosi in giovanissima età a Napoli per esigenze familiari, «entrò subito in sintonia con gli ambienti culturali del posto» e, una volta conseguito il diploma al Conservatorio San Pietro a Majella, «iniziò la sua carriera di direttore d’orchestra ed autore di operette trovando il tempo di comporre armonie che caratterizzeranno alcune delle più belle canzoni napoletane». (Umberto de Fabio in: napoletanità.it)
Nardella non s’impose soltanto come stimato musicista ma fu anche in grado di inserirsi profondamente nel contesto culturale napoletano tanto da diventarne fermento di cambiamenti che incisero in maniera significativa sullo stile della canzone napoletana di fine Ottocento e inizi Novecento. Scrive, infatti, il critico musicale Gianni Cesarini: «Il giovane Nardella dovette affrontare, come tutti i suoi colleghi della sua generazione, la problematica che gli si presentò a cavallo fra la fine di un ‘800 e gli inizi del ‘900. Essendo lo stile canoro in uso precedentemente, legato alla forma canzone-romanza il musicista dovette approfondire le ragioni di ciò e quindi si pose l’obiettivo di trasformare il canto popolare in auge fino allora in una forma “colta”. Propose poi la canzone napoletana sotto forma di un prodotto fruibile a tutti pur non tralasciando del tutto la sua forma di ‘lieder’». (in: giannicesarini.com)
A scorrere il curriculum di Evemero Nardella si rimane sorpresi non soltanto dalla mole della sua produzione musicale, quanto soprattutto dalla qualità e dalla bellezza che egli ha saputo trasfondere in ciascuna delle sue opere e che lo fecero apprezzare da autori quali Bovio, Ernesto Murolo (papà dell’altrettanto celebre Roberto, nda), Galdieri, E. A. Mario (pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta, autore della famosissima Canzone del Piave, nda) che in più occasioni lo chiamarono a musicare i loro testi. Con molti di questi intrattenne non solo rapporti di reciproca stima ma anche di amicizia e abituale frequentazione, in particolare con Ernesto Murolo e Rocco Galdieri.

Una sintetica carrellata dei suoi successi più conosciuti impone di citare alcune delle canzoni più significative, con i relativi autori delle parole: Suspiranne, con testo di Ernesto Murolo; Surdate (Libero Bovio); Carulì Carulì (L. Bovio); A furastera (L. Bovio e Ernesto Murolo); O paese ‘e Maria (Gennaro Ottaviano); Ammore ‘e femmena (E. A. Mario); Buonasera ammore (Rocco Galdieri); Che t’aggia di’! (Corrado Della Gatta); Mmiez’ ‘o ggrano (Eduardo Nicolardi); Matenata (Ernesto Murolo); Quanno ‘o destino vo (Edoardo Nicolardi); Chiove (Libero Bovio).

Quest’ultima canzone, forse la più popolare tra quelle musicate da Nardella, composta nel 1923, contiene nel testo, i notissimi versi: Chi si’? Tu si’ ‘a canaria./ Chi si’? Tu si’ ll’ammore./ Tu si’ ll’ammore/ ca pure quanno more,/ canta canzone nove.

È stato applaudito protagonista del tradizionale appuntamento canoro che si svolgeva annualmente a Piedigrotta, dai più ritenuto il primo festival della canzone d’autore nella storia del nostro Paese, che Nardella vinse più volte. Il Corriere della Sera del 21 agosto 1935 ebbe a scrivere: «La Commissione giudicatrice del Concorso per la canzone di Piedigrotta (...) attribuendo il primo premio di lire 5000 alla canzone “Festa ‘e popolo” di Ernesto Murolo, musicata da Evemero Nardella. (…) Il premio del giornale Roma, di lire mille, è stato assegnato alla canzone “ ‘A luna malata” di Alfonso Mangione, musicata da Evemero Nardella».
Non solo canzoni, però, per il talento foggiano. Nel 1913 compose la musica dell’Inno Nazionale albanese, commissionato per il Regno d’Albania che ebbe una durata di soli sei mesi. Le parole di questo rarissimo inno, sostituito subito dopo da quello attuale, erano state scritte da Lonith Logory.
Riscosse successi anche per la direzione di Boheme e Cavalleria rusticana, ricevendo l’entusiastico elogio degli stessi autori Puccini e Mascagni. Nel 1920 fondò la Casa editrice musicale Amena, in collaborazione col suo fraterno amico e collaboratore Rocco Galdieri. Ebbe modo di eccellere anche come autore di operette: tra tutte ricordiamo L’isola azzurra e Miss America.
Per concludere, e per definire ancora più nitidamente la personalità e la caratura del compositore foggiamo, ecco lo stralcio di una cronaca del Corriere della Sera dell’1 agosto 1933: «Una delle manifestazioni più importanti del programma della prossima celebrazione tassiana a Sorrento sarà la rappresentazione della favola boschereccia di Torquato Tasso l’Aminta. Una orchestra formata di soli strumenti a fiato eseguirà le musiche che il maestro Evemero Nardella ha scritte appositamente per questa rappresentazione dell’Aminta, tenendosi ai modi delle musiche pastorali dell’epoca».
Un personaggio davvero poliedrico, Evemero Nardella, a cui Foggia ha intitolato una strada nel 1971, commemorandolo nel 1979 e nel 2003 con due manifestazioni svoltesi nella suggestiva cornice del Teatro “U. Giordano”. Tuttavia, ancora oggi non abbastanza celebrato, rimane avvolto in una foschia conoscitiva che non rende esaurientemente merito all’eccellenza della sua ispirazione.

Posted

10 Apr 2020

Storia e cultura


Duilio Paiano



Foto dal web





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