Versi che forano la cronologia, in una dimensione temporale distribuita tra i ricordi e i desideri che plasmano l’individuo in un processo di maturazione, auto-comprensione e crescita personale in cui l’autore mette a nudo, analizzandosi, le proprie fragilità affrontando gli antichi temi del dolore e della soffe-renza, della tristezza, delle gioie e delle amarezze, in un pacato percorso di accettazione della propria vulnerabilità.
Fondamentale nella poetica di Mauro Montacchiesi è la ricerca dell’armonia tra l’individuo e il mondo circostante – comprese le interazioni con l’altro –, le meraviglie del creato, le condizioni immanenti e trascendenti, scandagliando spesso la relazione tra l’uomo e la natura, così come le interazioni sociali e le complessità delle esperienze umane.
In sintesi la sua poesia richiama una forma di introspezione in cui l’autore si confronta con le proprie emozioni e con la realtà che lo circonda.
E se in Selene d’argento ho inteso approfondire l’aspetto ontologico del “Pensum Montacchiesano” vorrei ora sottolinearne la rilevanza psicologica per cui il Nostro affronta, con risolutezza, i conflitti interiori legati alla costruzione e alla de-costruzione individuale e umana, in una ricerca identitaria utilizzando un linguaggio denso, erudito e ricco di simbolismi, esplorando le dualità del sé che indirizzino alla conoscenza dell’unicum, consapevole dell’indefi-nito traguardo che sposta continuamente la linea dell’orizzonte ad ogni passo verso la consapevolezza.
Ogni contenuto di questa opera è intriso di riflessioni profonde e complesse sull’amore – alla stregua di P. Neruda (amore/perdita) o di W. Whitman (varie sfac-cettature delle emozioni) – o sull’esistenza, il tempo, la ricerca di verità e la fugacità della gioia – C. Baudelaire, H Murakami – per riconoscere la limi-tatezza umana, in rapporto a una vita virtuosa che diverga da una transizione terrena vacua e fallace, in cui troviamo evidenti richiami allo stoicismo e al pensiero senechiano per cui all’uomo convenga conformarsi alla natura e alla ratio (lògos greco).