Il 30 novembre ricorre l’anniversario della morte di Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde (noto come Oscar Wilde), poeta, scrittore e drammaturgo. Nato a Dublino il 16 ottobre del 1854, è considerato uno dei personaggi più carismatici della letteratura irlandese ed europea dell’Ottocento.
Poche persone sono riuscite a fare della loro vita un’opera d’arte. Quella dipinta da Wilde, non un’opera su cui posare lo sguardo, ma qualcosa che si porta dietro i colpi del destino, dove le lacrime si mischiano alla gioia, l’amore diventa colpa e l’eleganza si trasforma in fango.
Nel bene e nel male, alcune tappe fondamentali della sua vita si legano fatalmente alla sorte dei suoi genitori.
Tra gli scrittori anglosassoni più apprezzati e discussi, modellò tutta la sua vita come se fosse essa stessa un’opera d’arte, anticonformista e votata all’estetismo
Suo padre William, era un rinomato medico, scienziato, chirurgo e scrittore versatile, con il quale condividerà le vicissitudini giudiziarie per essere stato accusato di stupro ai danni di una diciannovenne; sua madre, Jane Francesca Elgée, una poetessa e un’accesa nazionalista irlandese dalla quale erediterà la passione per la poesia.
GLI STUDI
Dopo gli studi classici al Trinity College di Dublino, Wilde vince una borsa di studio all’Università di Oxford dove subisce l’influsso della poetica di Pater e Ruskin che lo introducono alle più avanzate teorie estetiche affinandone il suo gusto artistico. Spirito eccentrico e “dandy” di rara eleganza, adotta uno stile di vita basato sull’estetismo vestendo in modo stravagante: indossa calze di seta, giacche di velluto, pantaloni al ginocchio, strane cravatte e spesso passeggia portando tra le mani un giglio o un girasole divenendo presto popolare per la versatile intelligenza, il suo acume, la sua eccentricità, l’arguzia e le sue brillanti conversazioni facendo parlare di sé negli ambienti mondani nei quali ebbe numerosi estimatori.
Non a caso riceve molti inviti dall’alta società londinese divenendo un’icona di stile ironico caratterizzato dal distacco dalla realtà e di rifiuto nei confronti della mediocrità borghese. Il suo brillante modo di conversare, il suo ostentato stile di vita fanno di lui una delle figure più salienti degli affascinanti circoli londinesi.
Nato da famiglia irlandese, si trasferì in Inghilterra. L’epi-sodio più notevole della sua vita, di cui si trova ampia trac-cia nelle cronache del tempo, fu il processo e la condanna a due anni di lavori forzati per gross public indecency, come era definita l’omosessualità dalla legge penale che codificava le regole, anche morali, riguardanti la sessualità
Un tour di lettura durato un anno negli Stati Uniti incrementa la sua fama e gli consente di formulare meglio la sua teoria estetica che ruota intorno al concetto di “arte per l’arte”.
Nel 1884, ritornato a Londra dopo aver trascorso un mese a Parigi,
sposa Costance Lloyd: un matrimonio più di facciata che dettato dal sentimento. Wilde tuttavia non rinuncia al suo stile di vita che punta a sfidare la morale borghese. Wilde tuttavia non rinuncia al suo stile di vita che punta a sfidare la morale borghese. Vive infatti intense e rischiose relazioni omosessuali con numerosi amanti pur se con enorme disagio. Dopo la nascita dei suoi figli Cyryl e Vyvyan, si separa dalla moglie a causa dell’insorgere della sua prima vera relazione omosessuale; la vita di Wilde si complica nel 1892, quando incontra per la prima volta il giovane Alfred Douglas. Tra i due nasce una relazione passionale e burrascosa, che sfida apertamente la rigida morale vittoriana e la legge inglese che puniva l’omosessualità.
LO SCANDALO
La penna di Wilde sa colpire in più direzioni e se le tinte fosche gli sono familiari, nondimeno si esprime al meglio anche nel ritratto sarcastico e sottilmente pungente. Galvanizzato dai successi, lo scrittore produce numerose pregevoli opere definite come perfetti esempi della “commedy of manners”, grazie alle loro illustrazioni delle maniere e della morale dell’affascinante e un po’ frivola società del tempo.
La società vittoriana tuttavia, non è disposta a farsi prendere in giro e soprattutto ad accettare le sue contraddizioni in maniera così palese e sarcastica.
A partire dal 1885, all’apice della carriera, la sua vita viene distrutta.
IL CARCERE
Wilde è al centro di uno dei processi più chiacchierati del secolo, quello che lo vede imputato di sodomia, uno scandalo senza pari. Il 5 aprile dello stesso anno, la condanna. Entrato in carcere viene processato anche per bancarotta, i suoi beni sono messi all’asta mentre sua madre muore poco dopo. In seguito viene condannato per due anni ai lavori forzati e ne esce finanziariamente rovinato e psicologicamente provato.
Nel 1888 pubblica la sua prima collezione di storie per ragazzi Il principe felice e altre storie, mentre tre anni dopo compare il suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray, capolavoro che gli dà fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi. L’aspetto peculiare del racconto, oltre alle varie invenzioni fantastiche, è che Dorian possiede indubbiamente molti dei tratti caratteristici dello scrittore, cosa che scatena l’ira dei critici, i quali ravvedono nella prosa di Wilde i caratteri della decadenza e della disgregazione morale.
In questi anni di dura prigionia scrive una delle sue opere più toccanti, il De Profundis (1895), una lettera all’amante perduto: Alfred Douglas.
GLI ULTIMI ANNI DI WILDE
Nel 1895 abbandona la Gran Bretagna per trascorrere gli ultimi anni di vita a Parigi sotto falso nome (Sebastian Melmoth) e, poco prima della morte, avvenuta il 30 novembre 1900 a soli quarantasei anni per meningoencefalite, si converte alla religione cattolica, a cui da tempo si sentiva più vicino.