La scuola fenomenologica-religiosa con il suo esponente G. Van der Leeuw, individua le varie forme del rito:
- iniziazione (o del passaggio da uno “status ad un altro”)
- propiziazione
- espiazione
Queste forme di rito portano anche ai vari momenti del rito: l’iniziazione porta il soggetto alla sua preparazione, la propiziazione ad eseguire determinate pratiche, mentre l’espiazione è la sua parte conclusiva.
Avvicinandoci al problema del sacro invece Freud, nella sua opera del 1906, riduce il rito a pura nevrosi a differenza di C. G. Jung che cerca nel mito e nel rito non la nevrosi ma aspetti puramente simbolici e rituali. (vedi anche C. G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, opera rivista dall’allieva Marie Louise von Franz).
Dobbiamo però domandarci quali limiti o confini esistono tra religione, rito e magia.
La resurrezione della carne è tipicamente messaggio evangelico però la ritroviamo nei culti mitriaci o del Sol Invictus. Ora nella resurrezione cristiana lo spazio della salvezza è storico (l’avvento del Cristo o l’Unto in greco) ma nel contempo astorico. Al di là della resurrezione della carne (problema molto complesso e spinoso), possiamo vedere come tanti cerimoniali cristiani, quali le benedizioni, miracoli, apparizioni, detti “sacramentali” nella volgata popolare, possono essere in realtà superstizione, uscendo dalla tradizione autentica della religione(che è legare assieme) Non per nulla Calvino (vedi anche Max Weber, La riforma protestante e lo spirito del capitalismo) condanna gli idolatri proprio per uscire dal circolo pericoloso “religione-superstizione” .
Un rito importante iniziatico sessuale lo troviamo già nel famoso “amore greco” o omosessualità, la quale non deve essere intesa come oggi. Per i Greci non è considerato disprezzabile l’atto sessuale in sé, sia etero che omo, ma chi lo compie. In effetti leggiamo Anacreonte: “bevi o amico alla salute delle cose delicate e morbide”. Non c’è giudizio di sorta così come in Platone (Simposio).
Di contro a questo esaltare la pratica omosessuale esiste una serie di orazioni: gli oratori del IV sec a.C. descrivono l’omosessualità come un “vizio” in quanto viene compiuta anche da uomini comuni pertanto l’omosessualità è ammessa solo nelle classi nobili e agiate. Ricordiamo l’esemplare Codice di Gortina, scritto prima del V sec a.C., che punisce severamente coloro i quali fanno sesso con violenza o contro il volere dell’oggetto della loro libido.
Edoro di Cuma, di cui abbiamo testimonianza grazie al grande geografo Strabone, ci riporta che il costume sessuale deve seguire delle regole precise (rituali pertanto). Anche il sesso nell’antica Grecia si configura come un rito ben codificato: deve rispettare il rango sociale e le persone devono essere consenzienti. Ci sono due figure base nella cultura sessuale greca: gli erastai e gli eromenoi. Tutti e due gli etimi derivano dal verbo eran, amare sensualmente.
Il sesso segue pertanto dei rituali. Gli erastai (lo vediamo sia Creta – invasa dai Greci di stirpe dorica – quanto a Sparta) educano i loro piccoli amanti e sono responsabili della reputazione degli eromenoi. Possiamo constatare il valore del rito come iniziazione. Ci vengono incontro in tale affermazione sia Plutarco, Vita di Licurgo, sia Senofonte nella Costituzione degli Spartani. I due scrittori ci dicono che a Creta – invasa dai Dori – come a Sparta, la pederastia e l’omosessualità erano riservate esclusivamente ai nobili. Quando la pederastia arriva ad Atene, città democratica per eccellenza della Grecia, la pratica omosessuale coinvolge strati sociali anche non abbienti.
Infatti Aristofane, cfr. Uccelli o Platone con la sua paideia nella Repubblica, dicono chiaramente che la pratica pederastica (ed omosessuale), oggi condannata, era praticata e esaltata. Il grande filosofo ateniese la pone come fulcro formativo (paideia). Secondo lo storico Henri Marrou, tale pratica, in quanto riservata ai futuri guerrieri, la chiamava cameratismo virile.
Non dobbiamo dimenticare che la Sacra Legione Tebana era formata da coppie di amanti omosessuali. Un fatto da annotare è che questo orientamento sessuale costituiva veramente l’humus della classe guerriera.
Non possiamo tacere che la mitologia greca è ricca di dèi omosessuali: Zeus e Ganimede, Apollo e Giacinto, Eracle stesso che era l’in-personificazione della forza guerriera indulge nella pederastia e nell’ omosessualità.
Il rito iniziatico – abbiamo ripetuto essere un rito di passaggio e tramite esso (rito, scilicet) – noi veniamo integrati in un determinato status e ruolo.
Abbiamo anche constatato come nell’antica Grecia la pederastia non poteva essere considerata alla stregua di un vizio deprecabile e condannabile, in quanto forniva un rito di passaggio iniziatico alla futura classe guerriera, almeno a Creta o a Sparta di stirpe dorica. Tale pratica omosessuale la troviamo anche oggi nelle tribù Azande del Sudan.