Berthe Morisot è stata una delle grandi interpreti al femminile dell’Impressionismo oltre ad essere un chiaro esempio di emancipazione della donna nella Parigi della seconda metà dell’Ottocento. Nacque il 14 gennaio 1841 a Bourges da una famiglia benestante, aperta agli stimoli culturali dell’epoca; la sua casa era frequentata da artisti e letterati che influirono sulla sua crescita culturale ed intellettuale.
La natura era osservata direttamente dall’atelier del suo giardino, fatto costruire appositamente per lei e le sorelle dai suoi genitori. In questo periodo conobbe pittori quali Degas e Fantin Latour; fu proprio Fantin Latour a presentarla a Manet (1868).
Cresciuta in un ambiente colto, inizia a
dipingere a sedici anni per gioco.
Innamorata dell’arte, sarà una degli
artisti di casa al Louvre dove passerà le
giornate a riprodurre le tele dei grandi
Tra i due nacque una forte intesa artistica e lo stesso Manet rimase subito affascinato dalla personalità di Berthe la quale, in seguito, divenne musa ispiratrice di diversi suoi dipinti (ben undici tele tra cui Balcone) e moglie del fratello minore, Eugène (1874).
Dal 1873 la Morisot fece parte di un gruppo di artisti denominato “La società anonima di pittori, scultori e incisori”, costituto da Pissarro, Monet, Sisley, Degas, Renoir, Cézanne per ricordare solo i maggiori e fu l’unica donna ad esporre nella prima mostra collettiva organizzata da codesti pittori e allestita nelle sale del fotografo Nadar in boulevard des Capucines dal 15 aprile al 15 maggio del 1874.
Il Salon ufficiale rifiutava l’esposizione di questi artisti, non ritenuti in linea con i canoni classici dell’arte, ma le sue opere vennero accettate ripetutamente dai Salon ufficiali tra il 1864 e il 1873. Essi, sebbene diversi nello stile, avevano in comune la volontà di rompere con l’arte ufficiale e di andare oltre la tradizione realistica; a loro interessava dipingere non il paesaggio ma la sensazione prodotta da quel paesaggio.
dipinto di BERTHE MORISOT
Al ballo (1875)
Musée Marmottan-Monet, Parigi
Con loro Morisot condivise lotte e insuccessi. Solamente nel 1877, nella terza mostra, intitolata Exposition des Impressionistes, gli artisti accettarono la parola Impressionismo come emblema e scelsero un solo elemento della realtà: la vibrazione della luce, attraverso la quale interpretare tutta la natura, riducendo il soggetto a motivo lirico. Gli impressionisti furono considerati ribelli, dissidenti; la loro forma d’arte stava appunto ad indicare l’evocazione diretta delle impressioni provocate dall’artista-creatore.
Sin dal 1863 i dissensi col Salon furono evidenti, al punto da attirare l’interesse di Napoleone III che istituì, accanto al Salon ufficiale, nello stesso palazzo dell’Industria, il Salon des refusès (dei rifiutati). Manet fu riconosciuto dai “pittori impressionisti” il loro capo intellettuale.
Berthe Morisot partecipò a tutte le esposizioni, ad eccezione della quarta mostra (1879), per la nascita della figlia Julie. L’ottava ed ultima esposizione ebbe luogo nel 1886; la critica e lo stesso pubblico avversarono questi artisti, anche la stessa stampa fu violentemente ostile ed aspra: gli ambienti ufficiali non mutarono la loro ostilità nei confronti del gruppo. Solo con la morte di Pissarro, nel 1903, l’opinione pubblica cominciò a comprendere l’importanza storica dell’Impressionismo.
Possiamo dire che nel panorama impressionista la pittura di Berthe Morisot è tra le più visionarie e fantasiose, permeata di luce e di leggerezza; predilige colori argentati e chiari e si snoda attraverso una originale vena poetica. La sua produzione comprende disegni a pastello, acquerelli, tele a olio, incisioni a punta secca, litografie. La sua casa fu punto d’incontro di pittori impressionisti e di molti scrittori, tra cui Renoir, Degas, Mallarmè e Zola.
All’inizio la sua pittura si mosse nel mondo di Degas poi fu influenzata da Manet, nell’ultimo periodo da Renoir. Le sue tele ritraggono il brulichio della vita quotidiana, i giardini, il mondo femminile, scene di vita familiare, ritratti della sorella, della madre, della figlioletta. Berthe fu influenzata, molto probabilmente, dall’amicizia con Mallarmè, incarnazione tipica del poeta simbolista, per cui il Simbolo doveva rivelare l’essenza segreta di ciò che si vuole rappresentare. Seppe esprimere, nei suoi personaggi, interiorizzazione e spiritualizzazione, lasciandosi possedere dalla vita segreta della natura e dai suoi valori simbolici; ciò ha significato penetrare più a fondo non solo nella realtà oggettiva ma anche nell’essenza spirituale.
Fra le sue opere ricordiamo Davanti alla Psiche, Bambina con la Bambola, In riva al lago, la Culla.
Berthe morì il 2 marzo 1895 e fece appena in tempo ad affidare la sua figlioletta a Mallarmè e a regalare gran parte dei suoi lavori agli amici più cari, che la stimavano tanto da ritrarla in molti loro dipinti.