Gli storici Fernand Braudel in Scritti sulla storia, Georges Duby studioso del Medioevo e Philippe Aries ne La nuova storia avviarono negli anni Settanta una ricostruzione e uno studio riguardante non più gli eventi politici, ma la vita quotidiana e privata, la famiglia, i contadini e l’universo femminile, un universo inesplorato e sconosciuto: le donne e la loro storia fino a quel momento, erano state completamente ignorate come se fossero state invisibili e lontane da tutti gli avvenimenti. Una storiografia specifica ha cominciato a delineare quegli aspetti essenziali che connoteranno la storia delle donne, ma per poter conoscere la figura femminile nel Medioevo è necessario partire dalle condizioni storico-socio-culturali del tempo. Le diverse tradizioni, a partire da quella ellenistico-romana all’ebraica e alla cultura celtico-germanica, hanno attribuito alla donna determinate caratteristiche.
Il Cristianesimo, erede del mondo ebraico, aveva messo in atto dei tabù, così come il diritto romano aveva introdotto limitazioni giuridiche, per cui la donna era posta in uno stato di subordinazione rispetto all’uomo; anche per le tradizioni germaniche la donna, dal punto di vista socio-giuridico, era considerata inferiore e, quindi, necessitava di un tutore. Queste culture, però, hanno dato grande rilievo alla maternità e alla donna hanno attribuito poteri che l’uomo non aveva; per esempio il mondo celtico-germanico aveva un culto speciale, quasi sacrale per certe sacerdotesse o per determinate figure mitiche.
La società feudale si è chiesta se all’origine, la nobiltà, al pari della schiavitù, fosse trasmessa da parte di madre, per il semplice motivo che nel mondo feudale i signori spesso erano assenti sia per le guerre, sia per le Crociate, mentre le donne assolvevano incarichi di governo: ricerche e studi sostenuti anche da Gerges Duby in Storia delle donne in Occidente. Il Medioevo.
I figli maschi, soprattutto nei primi anni di vita, erano affidati alle donne, da qui quel tono “femminile” della cultura feudale/cavalleresca, che farà sentire la sua voce nel mondo cortese con il prevalere della dama sull’amato. Non si può parlare di donna medievale in generale perché ogni contesto, ogni società di appartenenza si connota diversamente: per esempio la società franca non è stata come quella longobarda o germanica o come quella dell’Italia nella sua evoluzione dalla società feudale alla comunale e poi alla signorile.
Allo stesso modo la donna del mondo cavalleresco è stata diversa da quella del mondo contadino o mercantile; come la donna in un monastero non era la stessa cosa che in un ambiente laico; a queste dobbiamo aggiungere le donne emarginate, le streghe, le eretiche, le prostitute. Pertanto il Medioevo ha avuto una variegata caratterizzazione di donne nei vari periodi e contesti socio-economici.
Per il mondo medievale le donne dell’ordo dei bellatores – per esempio – si riconoscevano come le mogli dei mercanti; le contadine e le monache avevano ciascuna un ruolo all’interno del rispettivo gruppo.
La condizione sociale della donna nel Giudaismo è stata di inferiorità rispetto all’uomo; sulla donna gravava l’accusa di essere responsabile della colpa originale, convinzione condivisa sia dal Siracide, sia da San Paolo nella I Lettera a Timoteo (2,14): compito della donna nel Giudaismo doveva essere quella di sposa e di madre.
Non è Adamo che si lasciò sedurre, ma la donna che, sedotta, si rese colpevole della trasgressione.
Invece Gesù in netto contrasto con la mentalità giudaica, verso la donna ha avuto un atteggiamento deciso di piena rivalutazione. Nelle pagine dei Vangeli compare una donna, che sarà la protagonista fondamentale della storia del Cristianesimo: Maria di Nazareth, da cui traspare profonda umanità e sobrietà, umanità che crescerà sempre più, al punto da essere riscoperta dalla speculazione teologica e dal popolo attraverso la pietas, contribuendo in modo incisivo alla liberazione e all’esaltazione della donna. Maria è il vero centro della Divina Commedia; a lei si riconduce la teologia e la mistica cristiana medievale e il ruolo di Maria tra il XII e il XIII secolo ha contrassegnato un tempo mariano in cui l’immagine della donna ha rivelato una essenzialità suprema. Beatrice, espressione di un amore puro, idealizzato dal Dolce Stil Novo, è la premessa per quel viaggio dantesco verso la contemplazione di Dio. Se nella Vita Nova Dante canta l’amore terreno, ma casto verso Beatrice, nel Paradiso terrestre ella è l’interpretazione allegorica della teologia, mentre Lia e Matelda sono simboli della vita attiva, concreta, materiale, legata al mondo.
Nel mondo medievale, al contrario di ciò che si crede, la donna ha avuto autorità e ha gestito il potere in una società elitaria, bellicista, pensiamo a Matilde di Canossa, Teodolinda, Eleonora di Aquitania che fu una delle donne più ricche e potenti dell’Europa occidentale e la patrona di figure letterarie di spessore come il poeta normanno Robert Wace, il troviero francese Benoît de Sainte-Maure e l'autore del ciclo bretone Chrétien de Troyes.
La donna medievale ha avuto anche la possibilità di leggere, studiare, come testimoniano Ildegarda, Eloisa, Cristine de Pizan, di non essere sempre subordinata all’uomo nel mondo religioso, come S. Caterina da Siena, Giovanna d’Arco.
Questo scritto ha voluto delineare le diverse situazioni in cui le “donne”, nel corso dei secoli, non solo sono riuscite ad armonizzarsi con il contesto storico, ma anche a dare un fattivo contributo alla evoluzione della storia.