I 75 anni dell’UNESCO per tutelare il patrimonio culturale del mondo
È quasi certamente l’acronimo universalmente più conosciuto e più apprezzato, certamente quello che funge da etichetta per un contenitore virtuale dall’intensa seduzione e al cui interno sono molte le nazioni del mondo che ambiscono a trovare posto e visibilità, esibendo un loro sito di particolare prestigio.
Il riferimento è all’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) che ha celebrato proprio in questo mese di novembre il 75^ compleanno, essendo la sua Costituzione entrata in vigore il 4 novembre 1946. In realtà, l’idea di un’Agenzia ONU che avesse nei suoi interessi l’Educazione, le Scienze e la Cultura si fa strada già qualche anno prima, quando è ancora in corso il secondo conflitto mondiale, trovando però impulso e definizione alla conclusione delle ostilità, puntando sulla convinzione che la pace duratura può essere costruita solo tramite la cooperazione internazionale nel campo dell’istruzione, delle scienze e della cultura.
Un lustro di edizioni, cinque anni di successi e di consensi. Un Premio giovane che ha saputo conquistare in pochi anni un posto di rilievo nel panorama letterario italiano ed internazionale
IN FOTO: Il senato Accademico Massimo Massa, Maria Teresa Infante, Pasquale Panella, Duilio Paiano Laura Pavia, Gilberto Vergoni, Barbara Agradi
La prestigiosa Sala delle Scuderie del Castello Normanno-Svevo di Sannicandro di Bari si è offerta come contenitore privilegiato per la cerimonia conclusiva della V edizione del Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea intitolato a Lucius Annaeus Seneca. La cultura, insomma, è entrata nella storia arricchendola attraverso tutti i fermenti che la cerimonia è riuscita a elargire agli intervenuti.
Organizzato per la prima volta sotto l’egida della neonata (aprile 2021) Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche, anche quest’anno il Premio è stato prodigo di emozioni e suggestioni che l’hanno reso spettacolarmente godibilissimo e intenso dal punto di vista contenutistico per il valore delle opere pervenute e premiate, oltre che per la sapiente “cornice” musicale e scenografica predisposta per la circostanza.
Ambizioso e intraprendente, fu determinante per la spedizione di Colombo alla scoperta dell’America
Un viaggio in Spagna con il fratello maggiore Antonio e lo zio Angelo che vi si reca per una missione diplomatica presso il re d’Aragona Giovanni II. È l’occasione, siamo nel 1469, da cui scaturisce la singolare vicenda del giovane Alessandro Geraldini, nato ad Amelia nel 1455 da nobile famiglia e indottrinatosi nelle scienze umanistiche frequentando la scuola del noto studioso Grifone d’Amelia. Alessandro rimane affascinato dalla Spagna e dalla vita di corte, tanto da diventare precettore delle figlie della regina Isabella e suo influente consigliere, quindi diplomatico di acclarata competenza e, infine, vescovo dalle indiscutibili doti spirituali e operative.
Personaggio diventato mito dall’enigmatica grandezza ancora oggi è oggetto di valutazioni contrastanti
Ei fu. Siccome immobile,/ dato il mortal sospiro/ stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,/ così percossa, attonita/ la terra al nunzio sta.
Il notissimo “attacco” dell’ode manzoniana Il 5 maggio non ammette dubbi: in quel “Ei fu” è racchiusa tutta la drammatica definitività di un’avventura che nel tempo di circa due decenni ha stravolto l’Europa avendo per protagonista Napoleone Bonaparte cui il componimento è dedicato. Si tratta della prima di diciotto strofe e sancisce la fine di un condottiero, di un uomo politico, di uno stratega che ancora oggi fa discutere, a distanza di due secoli dalla scomparsa, avvenuta il 5 maggio 1821.
Storie di grande umanità e non solo
Al nome di Caporetto è legato il ricordo di una delle più dolorose sconfitte che l’Esercito italiano ha subito nel corso della sua storia, tanto da proporsi nell’immaginario collettivo come sinonimo di disfatta.
La battaglia di Caporetto, combattutasi tra il 24 ottobre e il 27 novembre 1917, ha portato con sé anche ripercussioni di ordine sociale ingiustamente minimizzate, se non ignorate, dalle pagine dei libri di storia. Tra queste anche il cosiddetto profugato veneto-friulano animato da ben 600mila tra donne, vecchi e bambini – provenienti dall’Altopiano di Asiago e dalla Valle del Brenta, ma anche da città come Udine, Venezia e Treviso – che abbandonarono il territorio invaso o minacciato dall’esercito austriaco.
Non era valso il nome “Utopia” per la nave a vapore della compagnia inglese “Anchor Line” per evitare il naufragio nelle acque di Gibilterra, in quella fatale sera nella quale perironocirca seicento persone
La lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana nel mondo è ricca di avvenimenti, anche drammatici, che l’hanno caratterizzata con insistente frequenza provocando innumerevoli vittime in incidenti di diversa natura. È il prezzo che la società italiana è stata costretta a pagare alle difficili condizioni di vita che hanno portato milioni di nostri connazionali alla decisione di emigrare in altri Paesi, alla ricerca di una speranza nuova per sé e per i propri figli.
Partendo dal passato per progettare il futuro
Tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio ricorrono due diverse occasioni istituite per incoraggiare la memoria, “per non dimenticare”, come universalmente si usa dire: il Giorno della memoria (27 gennaio) per commemorare le vittime dell’Olocausto e il Giorno del ricordo (10 febbraio) destinato alla tragedia delle foibe e all’esodo giuliano-dalmata.
L’attualità di queste due “giornate” ci appare utile come spunto per una breve riflessione sulla necessità della memoria e sul ruolo che questa “nobile” facoltà intellettiva può svolgere favorendo il processo di trasmissione delle conoscenze. La memoria, infatti, aiuta ad attualizzare il passato e consente di averne consapevolezza ogni qualvolta ci si propone di sottoporlo a una riflessione o ad una rielaborazione critica.
Ribelle e audace per natura, fu in grado di rivoluzionare la moda con abiti, profumi, gioielli e pelletteria con uno stile modellato a sua immagine
Non meno affascinante di Pierre Cardin è la parabola esistenziale e professionale di Coco Chanel (Samur, 19 agosto 1883 – Parigi 10 gennaio 1971) la cui figura ricordiamo nelle sue linee essenziali in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa. Gabrielle Bonheur Chanel, conosciuta in tutto il mondo come Coco Chanel, nasce da una famiglia povera. Il padre, venditore ambulante, alla scomparsa prematura della madre, l’affida alle suore della Congregazione del Sacro Cuore nella cittadina di Aubazine.
L’incredibile storia di un uomo che ha rivoluzionato la moda, un precursore che ha immaginato tutto quello che oggi amiamo
Se n’è andato allo scadere del 2020, all’età di 98 anni. Pierre Cardin, sangue italiano nelle vene – il suo nome è Pietro Costante Cardin – nasce a Sant’Andrea di Barbarana (Treviso) il 2 luglio 1922. Ultimo di otto figli di facoltosi contadini veneti, alla conclusione del primo conflitto mondiale si vedono costretti a fronteggiare una condizione economica divenuta precaria che nel 1924 li induce a emigrare in Francia.
Parlare di Pierre Cardin significa riferirsi ad un talento assoluto, a uno stilista che ha contribuito a fare la storia della moda mondiale, portando all’interno di questo affascinante pianeta una rivoluzione di idee e di stili che l’hanno imposto tra i grandissimi di sempre.
In pochi sanno il segreto di questa dolce melodia e delle sue origini: la canzone originale venne infatti composta e scritta in lingua napoletana
Ha il sapore del “made in Puglia” la più nota melodia natalizia, conosciuta universalmente col titolo Tu scendi dalle stelle e cantata in tutto il mondo. La “pastorale”, questo il nome tecnico della composizione, si deve a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, che ebbe l’ispirazione per il canto diventato nel tempo la colonna sonora del Natale, durante la sua permanenza nel convento della Consolazione di Deliceto, cittadina dei Monti Dauni in provincia di Foggia.
Musicista di talento e precursore del melodramma italiano. Omaggio ad Enrico Antonio, il grande musicista del ‘500 orgoglio dei foggiani
Il personaggio oggetto di questa breve ricerca non rientra fra i più noti del panorama culturale della Puglia.
Con qualche colpevole rammarico, però, perché
Le produzioni di Radesca, infatti, da un punto di vista squisitamente storico-musicologico si offrono come riferimento indifferibile nella prima fase della monodia italiana del Seicento.
Mariateresa Di Lascia, una vita spesa per rivendicare e difendere i diritti degli ultimi
Personaggio complesso quello di Maria Teresa Di Lascia, non nell’accezione negativa del termine, bensì per l’articolazione piuttosto fitta degli elementi caratteriali e culturali e per gli interessi che hanno animato i suoi anni.
Si è spenta a Roma il 10 settembre del 1994. Il suo romanzo postumo "Passaggio in ombra" ha vinto il Premio Strega l'anno successivo alla sua morte, avvenuta a 40 anni
La circolarità virtuosa della memoria e dell’appartenenza
Ci sono percorsi umani, più che professionali, che nascono con il crisma della circolarità: si chiudono là dove hanno avuto inizio. E quando ciò accade si scatena una temperie virtuosa di considerazioni e riflessioni che chiamano in causa il destino, il fatalismo, la memoria, le radici intese come appartenenza a una terra, a una storia.
Nicola Fiore, troiano per origini e famiglia, nato il 18 giugno 1881, ha manifestato fin dall’infanzia il suo talento per l’arte e per il bello inteso come categoria dell’anima.
Da San Severo alla dimensione più elevata della cultura
L'editoria tra XV e XVI secolo
Quando Gutemberg nel 1455 stampa e pubblica la Bibbia, prima opera della storia a non avvalersi della tecnica del manoscritto, Alessandro Minuziano è ancora un bimbo di appena cinque anni. La grande rivoluzione tecnologica che avrebbe dato un impulso decisivo alla diffusione dei libri ha appena mosso i primi passi e il piccolo Alessandro è testimone inconsapevole dell'avvio di un processo straordinario che di lì a qualche anno egli stesso avrebbe contribuito a incentivare con la sua passione, la sua scienza e la creatività di cui è dotato.
Nato a Foggia, si affermò in tutto il mondo come precursore degli imprenditori globali
È stato definito uno dei più grandi imprenditori del mondo della seconda metà dell’Ottocento, certamente uno dei più intraprendenti e, per certi versi, anche geniali. Si tratta del foggiano Giuseppe Telfener, il cui cognome tradisce origini tirolesi in quanto appartenente a una famiglia di commercianti trasferitasi nel capoluogo daunio da almeno due generazioni.
Nato a Foggia nel 1836, abita con la famiglia nell’antico Palazzo Marzano Tafuri Telfener, tra via Arpi e piazza Mercato e, dopo aver studiato all’Università di Napoli, dispiega tutta la sua inventiva e l’eccellenza della sua preparazione tecnica in giro per l’Italia e per il mondo. La sua passione sono le ferrovie ed infatti lega nome e fama alla progettazione di nuove linee ferroviarie in Italia e nel resto del pianeta, con realizzazioni anche molto ardite e innovative entrate a pieno diritto nella storia del progresso dell’umanità.
Era tra i maggiori poeti neolatini contemporanei
Quando si parla di emigrazione italiana – verso qualunque parte del pianeta, ma soprattutto verso gli Stati Uniti – le vicende umane delle persone non sono mai disgiunte dai percorsi professionali. A testimoniarlo, le avventure esistenziali di milioni di individui che dalla fine dell’Ottocento e fino agli anni Cinquanta del Novecento, hanno attraversato l’oceano con alterna fortuna ma sempre legando alla storia individuale gli aspetti umani e quelli professionali e lavorativi. Spesso raggiungendo traguardi e affermazioni che hanno dato lustro alla persona e al Paese d’origine.
Foggiano, musicò testi di Ernesto Murolo, E. A. Mario e Libero Bovio
«Fu un compositore limpido e cristallino, ed assai rigoroso, come gli avevano insegnato i suoi maestri De Nardis, Martucci e Serrao».« Con queste parole Raffaele Cossentino tratteggia la figura e la personalità di Evemero Nardella nella sua opera La canzone napoletana dalle origini ai giorni nostri. Storia e personaggi (Rogiosi Editore, 2013).
Evemero Nardella è un nome che dice poco, al di là della cerchia degli addetti ai lavori e degli appassionati della canzone napoletana.
Figlio di un emigrato di Foggia, qui si era formato come pilota. È stato il più grande sindaco di New York di sempre
Potremmo definirla storia di normale emigrazione, quella che stiamo per raccontare, se non fosse che da un'emigrazione apparentemente “normale” è scaturito un personaggio di eccezionale rilievo politico e sociale e di caratura internazionale. Non è, tuttavia, un caso raro, se si pensa alle personalità che si sono affermate nel continente americano, partite direttamente dalla Puglia o appartenenti alle generazioni successive.
Il personaggio di cui ci occupiamo in questo numero continua a godere, anche dopo la scomparsa, di un appeal del tutto particolare, in aggiunta alla fama che l'ha accompagnato in vita e che l'ha inserito di diritto nell'immaginario generale dell'intero pianeta. Il riferimento è a Fiorello la Guardia, noto come sindaco di New York – in molti ritengono che sia stato il più amato sindaco della metropoli statunitense di sempre – che nel cognome tradisce chiaramente origini italiane. Più esattamente pugliesi.
Regista cinematografico e ufficiale della Marina, originario di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia
È davvero sorprendente scoprire quanti personaggi la Puglia abbia espresso, a livello nazionale e internazionale, nei più svariati campi delle professioni e delle attività umane. Ed è altrettanto mortificante constatare che molti di essi siano rimasti nell’anonimato più assoluto o, quanto meno, in una zona d’ombra che gli ha negato la meritata ribalta e l’apprezzamento da parte del grande pubblico.
Tra questi è da annoverare certamente Francesco De Robertis (San Marco in Lamis, 16 ottobre 1902 – Roma, 3 febbraio 1959) che, pur avendo frequentato l’Accademia navale intraprendendo la carriera militare come ufficiale della Marina Italiana, ha tuttavia espresso tutto il suo talento in campo cinematografico, forte di una solida preparazione tecnica e potendo contare su un’innata predisposizione alla creatività e alla gestione dell’immagine.
Foggiano di nascita, è stato Tenente Generale del Genio Navale
La nave più bella del mondo. Una definizione che non ammette repliche, assoluta, vigorosa e definitiva come una sentenza inappellabile. È riferita all’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana, conosciuta e ammirata in tutto il pianeta proprio con questo appellativo. Ambasciatrice non soltanto della tradizione marinara del nostro Paese ma anche modello di stile, eleganza e design universalmente apprezzato.
Dalla ricostruzione post bellica al boom economico
Il Paese squassato dagli esiti di un conflitto disastroso che ha prodotto centinaia di migliaia di vittime e lascia in eredità la prospettiva di un’immane ricostruzione materiale e contrapposizioni ideologiche laceranti. Un conflitto dal quale l’Italia emerge sconfitta, indebolita nella sua autostima, nella credibilità internazionale, relegata in uno stato di soggezione politica all’interno di tutti i consessi internazionali in cui si discuta o si ridiscuta dell’assetto geopolitico europeo post bellico. Tanto da far affermare al Presidente del Consiglio
dei ministri Alcide De Gasperi, in sede di Conferenza di pace di Parigi del 10 agosto 1946: "Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me"